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Cinema: in sala a settembre 'Safari', le vacanze per uccidere

24 luglio 2017 | 13.56
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Una delle coppie di turisti - caciatori raccontate da 'Safari' posa con il cadavere di una giraffa che ha appena abbattuto
Una delle coppie di turisti - caciatori raccontate da 'Safari' posa con il cadavere di una giraffa che ha appena abbattuto

Esce nelle sale italiane 'Safari', l'ultimo film del regista austriaco Ulrich Seidl, presentato in anteprima, fuori concorso, alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia. Al cinema da venerdì 1 settembre, con la distribuzione di Lab 80 film, 'Safari' è un racconto lucido e tragico sulle attività di caccia che ricchi turisti austriaci e tedeschi compiono in Africa, in particolare sul confine tra Namibia e Sudafrica. A caccia di zebre, giraffe e gnu, i turisti-cacciatori si appostano, cercano, avvistano, sparano e gioiscono delle prede abbattute, posando nelle immancabili foto 'trofeo' con gli animali morti.

Seidl accompagna i suoi protagonisti nelle battute di caccia, raccontando perfettamente non solo le dinamiche della caccia ma anche gli stati d'animo che i cacciatori vivono, con la tensione che anticipa l'avvistamento e il rilascio nervoso ed euforico che segue l'uccisione. Ma il regista non fa solo questo: registra i racconti delle persone di cui documenta le "vacanze per uccidere", facendole parlare del rapporto che hanno con l'Africa, di vita, di morte. Seduti di fronte alla telecamera, giovani coppie, anziani pensionati e famiglie parlano di se stessi, delle loro idee e della loro passione per la caccia dei grandi mammiferi.

'Safari' diventa così da film sulla caccia anche e soprattutto film sull'idea di uccidere: "Mi sono messo in viaggio per scoprire e mostrare cosa motiva tante persone a cacciare e come questa attività possa diventare un'ossessione. Ma durante la lavorazione il film è diventato anche un film sul concetto di uccidere -ha detto Seidl - uccidere per il piacere di farlo senza essere mai davvero in pericolo, uccidere come una sorta di liberazione emotiva. Conoscevo cacciatori che uccidevano ma non coppie e famiglie che si baciano e congratulano tra loro dopo l'uccisione. L'atto di uccidere sembra per loro un atto libidico".

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