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Venezia: Schrader, il mio prete Hawke tra speranza e disperazione

31 agosto 2017 | 16.34
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Venezia: Schrader, il mio prete Hawke tra speranza e disperazione

"Questo film ce lo avevo dentro. Quando ho capito che era il momento di scriverlo era già pronto dentro di me". Così il regista e sceneggiatore pluripremiato Paul Schrader (suoi gli script di cult dell calibro di 'Taxi driver' e 'Toro scatenato' e la regia di 'American Gigolò, solo per citarne alcuni) parla della genesi di 'First Reformed', che porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e che si muove tra spiritualità ed ecologia radicale. Un film in cui dirige Ethan Hawke nella parte del pastore Toller, responsabile di una piccola chiesa perennemente vuota. "Mia nonna ha sempre avuto la sensazione, quando ero giovane, che sarei diventato prete e che avrei dovuto farlo. La chiamata non è mai arrivata ma interpretare un prete è stata una grande occasione per me", ha scherzato l'attore texano.

Ex cappellano militare, Toller è devastato dalla perdita del figlio, che lui stesso aveva incoraggiato ad arruolarsi nelle forze armate. Ma la sua fede viene ulteriormente messa alla prova quando la giovane Mary (Amanda Seyfried) e il marito Michael, ambientalista radicale, si rivolgono a lui per un aiuto. Consumato dal pensiero che il mondo stia per essere distrutto da grandi e spietate multinazionali, di cui anche la Chiesa è in qualche modo complice, Toller decide di intraprendere un'azione molto rischiosa, con la speranza di riuscire a ritrovare la fede provando a rimediare ai torti subiti da tanta gente. "L'equilibrio tra speranza e disperazione è uno degli aspetti più interessanti di questo film, che non dà risposte ma pone interrogativi", dice Ethan Hawke.

Mentre Amanda Seyfried ammette di essere stata prima intimorita da questo film e di esserne poi rimasta catturata: "Una delle prime reazioni avute è stata la paura: mi sono sentita intimidita, spaventata. Cerco sempre di esplorare la mia interiorità. Però poi sono stata catturata dalla lotta interiiore e dalla speranza". Convinto che "l'umanità non sopravviverà a questo secolo", Schrader confessa: "Quando ero più giovane, scrivevo e apprezzavo film di argomento spirituale, ma non immaginavo che ne avrei mai diretto uno. Nel 2013, mentre tornavo a casa dopo essere stato a cena con Paweł Pawlikowski, il regista di 'Ida' (il film che quell'anno si aggiudicò l'Oscar al miglior film straniero, ndr.), ho pensato tra me e me: 'È ora che anche io scriva qualcosa del genere'. Questo film è una sceneggiatura che dentro di me preparavo da quasi cinquant'anni, non appena ho cominciato a scriverla, infatti, è arrivata subito perché era di fatto già pronta".

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