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Romaeuropa Festival

Danza: Dada Masilo, il mio Sudafrica terra di segregazione 'artistica'

30 settembre 2017 | 15.55
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Dada Masilo protagonista di 'Giselle' al Teatro Olimpico per Romaeuropa Festival
Dada Masilo protagonista di 'Giselle' al Teatro Olimpico per Romaeuropa Festival

''E' strano, proprio nel mio paese, il Sudafrica, è sempre più difficile far circuitare i miei spettacoli. Motivi religiosi, culturali, accuse di sessismo, discriminazioni di genere... Forse è la mia fisicità che spaventa. Sono donna, nera, completamente calva. Svelo nei mie balletti violenza, arroganza e nudità. Nulla di tutto ciò è permesso, giustificato, tollerato''. E' quanto ha dichiarato Dada Masilo, una delle maggiori interpreti della nuova generazione di coreografi e danzatori, originaria di Johannesburg e cresciuta nella township di Soweto.

Sino a domani sarà ospite del Romaeuropa Festival al Teatro Olimpico con il suo ultimo lavoro, 'Giselle', che ha presentato in un incontro che si è svolto con gli studenti dell'Accademia Nazionale di Danza. Dada Masilo miscela classico e danze tradizionale africane. Un mixer esplosivo per sensualità, violenza, energia allo stato puro, humour iconoclasta. Elementi caratterizzati del suo linguaggio coreografico con il quale ha rivisitato i grandi classici del repertorio ballettistico, 'Romeo e Giulietta', il 'Lago dei cigni', 'Carmen' e recentemente 'Giselle'.

''Eppure in Sudafrica - ha spiegato ancora -non potrei mai portare spettacoli come il 'Lago' o 'Giselle'. Esibirsi a seno nudo durante le nostre cerimonie locali è possibile. Fa parte della nostra cultura, della nostra storia. Ma in scena, mostrarsi 'scoperte', è inaccettabile, intollerabile''.

Rilettura dei classici del balletto per parlare dell'oggi. La giovane coreografa e regista osa, non si tira indietro e affronta il tema dell'omosessualità nel 'Lago', degli stupri e delle violenze sulle donne in 'Carmen', parla di inganno, di tradimento, di sofferenza in 'Giselle'. Dada Masilo, fisicità androgena e corpo muscolosissimo, plasmato dalla danza, si cala di volta in volta nei panni delle protagoniste per far deflagare, come ama ricordare, sogni e certezze.

''La mia contemporaneità è legata alla terra, quasi un controcanto alla leggerezza della danza classica con le sue piume e i suoi tutù - ha raccontato ancora Dada Masilo- Me ne sono resa conto giovanissima. Il mondo è molto più complicato, più violento, più crudele. Non è quello delle fiabe del balletto romantico. Ma confesso di aver conservato tutti i miei tutù di bambina''. Ma cosa chiede a se stessa e ai suoi interpreti? ''Al di là dell'aspetto estetico - ha risposto - quello che a me interessa per ogni spettacolo, è la 'disponibilità' dei miei danzatori''.

''Bisogna saper essere vulnerabili, apparentemente fragili, indifesi - ha raccontato ancora -per poter scalfire il racconto''. E sempre alla ricerca di nuove riletture coreografiche, ha annunciato che comincerà, a breve, a lavorare ad un nuovo progetto legato alla 'Sagra' stravinskiana. ''Sarà forse lo spettacolo più difficile - ha confessato - La struttura narrativa è assolutamente minimale. Nel racconto originale c'è una violenza di fondo nei confronti di una donna, ma il mio intento è quello di esplorare il senso profondo di una cerimonia collettiva, come avviene spesso nel mio Paese. Cerimonie sacre, rituali, e nel balletto, sacrificali''.

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