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Nel doc su 'Van Gogh' Anzovino mette in note l'uomo

10 aprile 2018 | 20.51
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Remo Anzovino - (Simone Di Luca)
Remo Anzovino - (Simone Di Luca)

(di Veronica Marino) Cosa può fare la musica per l'arte che l'arte già non racconti? E cosa può svelare di un artista che le sue lettere non abbiano già portato alla luce? Il film evento 'Van Gogh. Tra il grano e il cielo' sa rispondere a queste domande. Mentre le immagini scorrono e la voce di Valeria Bruni Tedeschi inizia a tessere la trama di una storia vera che fa riflettere sul lascito materiale e immateriale di Vincent Van Gogh, le note iniziano a entrare nello spettatore per suggerirgli sotto la pelle, dove le emozioni scrivono più in profondità, un ascolto empatico delle opere e dell'uomo.

Remo Anzovino ha composto la colonna sonora originale di questa pellicola (in sala da ieri, quando è risultata la più vista, e fino a domani) con 'Il giardino del manicomio di Saint Rémy' al fianco, il dipinto che più ama di van Gogh, quello che ha tenuto sul tavolo "assieme alla carta di musica" mentre scriveva la colonna sonora. E non stupisce che la musica segua le pennellate di Van Gogh con una intensità più o meno forte in armonia con lo scorrere della narrazione, salvo a tratti farsi lieve, quasi con deferenza, per lasciare lo spettatore nella contemplazione delle opere del pittore olandese che ritraggono l'uomo nelle sue fatiche quotidiane.

In alcuni momenti la musica di Anzovino è davvero essenziale, fatta di poche note, di intervalli che si rincorrono con semplicità estrema; in altri si scioglie in onde sonore che permettono allo spettatore di rimanere sospeso, libero di sentire e vedere ciò che ha davanti dando la propria forma alle emozioni che lo investono. Poi si fa piena, forte e persino ossessiva quando è la follia di Van Gogh il confine da toccare. Mai, comunque, la musica di Anzovino è invadente, più spesso è capace di catturare una sorta di evanescenza ed è così che aiuta lo spettatore a connettersi con l'uomo-Van Gogh, con la forza che dirompe dai suoi quadri. Arpeggi su cui dilatare l'anima fino a sentire più che a comprendere. E poi un finale dirompente. Il trionfo della vita sulla morte.

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