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Musica: Lisiecki, faccio 100 concerti all'anno, mai stato a uno pop

06 giugno 2018 | 16.57
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Jan Lisiecki
Jan Lisiecki

Fa cento concerti all'anno, una media di uno ogni tre giorni, va all'opera, a sentire i suoi colleghi, non disdegna il jazz, ma non è mai stato a un concerto pop in vita sua. E' Jan Lisiecki, il 23enne pianista canadese di origini polacche che domani, venerdì e sabato sarà all'Auditorium Parco della Musica di Roma per la stagione sinfonica dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dove eseguirà il Concerto n. 2 di Fryderyk Chopin diretto da Antonio Pappano alla guida dell'Orchestra di Santa Cecilia (la serata prevede anche la sinfonia n. 40 K 550 di Mozart e il Concerto per orchestra di Lutoslawski).

Il giovanissimo Lisiecki, salito all'attenzione della critica e del pubblico nel 2010 quando aveva 15 anni, è tenuto in grande considerazione per la tecnica raffinata e la maturità interpretativa. Da giovane, consapevole del fatto che "la vita è fatta anche di altro oltre la musica", parla dei giovani e del loro rapporto con i concerti di musica classica che, dice, "a differenza di quelli pop richiedono preparazione. E' chiaro che si va ai concerti per rilassarsi, ma la musica classica è sempre qualcosa di impegnativo. Ma è anche qualcosa di particolarmente potente che lascia un ricordo indelebile. Io vedo sempre più giovani adesso nelle sale e più si va ai concerti, più si ha voglia di continuare a farlo".

Biondo, dinoccolato, molto simile al Tadzio cinematografico di 'Morte a Venezia', Lisiecki parla del suo stretto rapporto con la Polonia - Paese dei suoi genitori e dei suoi nonni - e con la cultura polacca, a cominciare proprio da Chopin e dal Secondo concerto che eseguirà a Santa Cecilia: "Conosco benissimo questa partitura perché l'ho eseguita tantissime volte, è un'opera che ha vissuto con me per tanti anni e che ho eseguito con tanti direttori e diverse orchestre. Amo molto questo concerto per come è strutturato e per le meravigliose melodie che Chopin affida ai fiati e ai legni, nonostante l'orchestrazione non sia delle migliori dal punto di vista sinfonico", spiega Lisiecki che non accetta la connotazione di pianista romantico: "Amo molto anche Bach e Mozart e ho appena suonato Sostakovic", chiosa.

Il giovane pianista definisce "magico" il suo rapporto con Pappano: "Presta la massima attenzione a ogni dettaglio della partitura, non solo alla parte orchestrale ma anche a quella del pianoforte, ha molto chiaro come strutturare ed eseguire l'intero brano e si confronta continuamente con il solista. Va oltre la sintonia e stabilisce un vero lavoro di gruppo", dice Lisiecki che, pur sottolineando le sue origini polacche, si definisce "internazionale": "Sono polacco, ho il passaporto polacco ma vivo in Canada e vado in giro per il mondo per concerti".

E rivela di non avere un sogno nel cassetto: "Sto facendo più di quello che potrei sognare - dice - come essere qui a Santa Cecilia a suonare questo concerto, una cosa che anni fa non avrei mai pensato di fare. Lascio i sogni e vivo la vita di ogni giorno".

Tra i prossimi impegni c'è di nuovo l'Italia con Santa Cecilia, nel 2020, Paese di cui gli piace il rapporto tra pubblico e musica: "Il concerto fa parte della loro giornata - dice - si va in ufficio, poi a cena, poi al concerto. Non ci si prepara. Mi piace vedere la gente eccitata, contenta e io do il meglio per loro perché questa magia coinvolge tutti", conclude.

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