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Teatro: al Flavio con Aurin Proietti, nel personaggio con la propria verità

13 giugno 2018 | 18.30
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Aurin Proietti al microfono dopo uno spettacolo
Aurin Proietti al microfono dopo uno spettacolo

Se si vestono i panni di un personaggio attraverso la scoperta di chi si è davvero, allora il teatro diventa molto di più di uno spettacolo che vede il pubblico da un lato e gli spettatori dall'altro. Ed è questo 'di più' che interessa ad Aurin Proietti - attrice, regista, acting coach ed arteterapeuta - che porta in scena al Teatro Flavio 'Tutti per Uno - Uno per tutti' diretto e scritto da lei per un cast di attori non professionisti. Una scelta, questa, fondata su due ragioni. La prima è che Aurin Proietti, oltre a formare gli attori professionisti con percorsi mirati a provini specifici o a migliorare le performance durante la lavorazione di film e fiction, tiene da anni laboratori teatrali aperti a tutti, nella convinzione che il teatro possa consentire una vera e propria auto-rivelazione.

La seconda è che "di fronte ad attori non professionisti, l'effetto specchio per lo spettatore è più immediato". Ed è quello che sta a cuore ad Aurin Proietti che punta ad un messaggio chiaro e forte: "Scoprire e riscoprire ogni giorno le grandi possibilità che esistono nella cooperazione fra diversità, ciascuna con un talento specifico, ciascuna utile per la società, per una società più felice". Scegliere attori non professionisti per portare in scena questo spettacolo non deve far pensare, però, che la regista di 'Tutti per Uno - Uno per tutti' sia votata ad un neorealismo perpetuo.

"E' stato bello a suo tempo - dice - e in alcuni casi specifici l'attore professionista è capace di una purezza e una spontaneità che meritano spazio, ma in generale - osserva l'acting coach - il regista che sceglie di routine l'attore non professionista non ha rispetto per l'arte e per tutto il lavoro serio e profondo che porta con sé". Che genere di lavoro? "La mia metodologia, che ho chiamato Efilsitra ('Art Is Life' al contrario), si fonda sulla psicologia umanistica, sulla Gestalt, sul metodo tradizionale di Stanislavskij, di Strasberg (dell'Actors Studio di New York) e di Susan Batson, la coach degli Oscar. Io la uso sia con attori professionisti che con le persone comuni che scelgono il teatro per conoscere se stesse nel profondo".

"Dietro questo spettacolo, per esempio, c'è un anno di lavoro con tutte persone che hanno intrapreso un forte cammino introspettivo. Abbiamo lavorato insieme sulla verità, non sulla finzione. Il mio non è un approccio di metodologia tecnico ma è basato sulla verità - spiega Aurin Proietti - Lo stesso Stanislavskij, quando rivoluzionò l'approccio alla recitazione, sottolineò che l'attore, prima ancora di iniziare a lavorare sul personaggio, doveva lavorare su se stesso perché doveva conoscersi in profondità per poi poter conoscere bene il personaggio e interpretarlo organicamente con naturalezza. Il teatro - è la convinzione di Aurin Proietti - va ben oltre la rappresentazione, la voce impostata. Il cuore è il contenuto e come si esprime tale contenuto".

'Tutti per Uno - Uno per tutti' è, in particolare, "il frutto di un lungo laboratorio tenuto da Aurin Proietti che porta sul palco le consapevolezze personali maturate da ciascuno e offerte al pubblico attraverso le vesti dei diversi personaggi in scena. "Personaggi strambi - racconta la regista - come il coatto, la sessuologa, il prete, il bimbone, l'infermiera, la strega e il santone". Personaggi "assegnati con un preciso criterio interiore: o fare emergere un talento o stimolare difficoltà che esasperano limiti da valicare".

In 'Tutto per Uno - Uno per tutti' accade quello che chiunque ha vissuto nell'italica vita quotidiana. "Alcune persone si incontrano nella sala d'attesa di un ospedale, ciascuno per un bisogno e un obiettivo diverso e si ritrovano ad aspettare ore e ore. Sei mesi dopo alcuni di loro si incontrano nuovamente nello studio della sessuologa, altri al parco. A distanza di un anno dalla prima volta poi si incontrano ancora, in questo caso a teatro, totalmente cambiati". E ciò che ha reso possibile questo cambiamento è proprio uno dei tasselli più significativi dello spettacolo di Aurin Proietti.

"E' come se il primo incontro e poi il secondo avessero fatto scattare in ciascuno una riflessione capace di stimolare il cambiamento, la spinta per lasciare le maschere, i ruoli e tornare ad essere autentici", sottolinea la regista che non si sbilancia troppo sulla scelta di "improvvisazione" che caratterizza la seconda parte dello spettacolo: "Posso solo dire - anticipa - che il pubblico è chiamato in causa, niente di più, perché tutto si compie e si vive realmente nell'improvvisazione".

Per Aurin Proietti, in ogni caso, questo è un aspetto importante dello spettacolo: "Lo scambio col pubblico riguarda l'importanza dell'unione, della cooperazione, delle diversità che ognuno ha, del sentirsi unici, e far sì che la propria unicità non rimanga isolata ma entri, invece, in connessione con quella di tutti gli altri, sul palco e fuori. Una cosa più che mai rilevante - argomenta - in un'Italia nella quale ognuno sembra farsi i fatti propri e l'unione non viene coltivata nel quotidiano. Non credo, però, che gli italiani siano i soli. E in questo senso, lo spettacolo è universale".

Domani, giovedì 14 giugno, e dopodomani, 'Tutti per Uno - Uno per tutti' sarà in scena al Teatro Flavio alle 21 ma il lavoro di Aurin Proietti con attori professionisti e con chiunque si dia "il permesso di scoprire ogni sfaccettatura di sé, anche la più scomoda o apparentemente oscura", continuerà, nella certezza che il "teatro sia uno strumento di consapevolezza, sia la possibilità di essere se stessi, di rompere la scatola nella quale ci siamo infilati, sia una grande opportunità di essere liberi, scoprirsi intuitivi, pienamente creativi. Ogni essere umano ha un bisogno e un obiettivo. E così ogni personaggio in ogni scena. Da qui si parte per esprimere se stessi, scoprirsi, cambiare le proprie carte in tavola e quelle della società".

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