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Mostra Venezia: le autobiografie immaginarie di Valeria Bruni Tedeschi

05 settembre 2018 | 18.01
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Riccardo Scamarcio e Valeria Bruni Tedeschi in 'Les estivants'
Riccardo Scamarcio e Valeria Bruni Tedeschi in 'Les estivants'

(AdnKronos/Cinematografo.it) - “Nella vita è difficile toccare la realtà, grazie alla finzione si riesce più facilmente ad elaborarla. I miei non sono film autobiografici, li considero piuttosto capitoli di un’autobiografia immaginaria che prende spunto dalla mia vita”, così Valeria Bruni Tedeschi definisce il suo ultimo film presentato fuori concorso al Festival di Venezia, 'Les estivants' (I villeggianti) ispirato alle vicende della sua famiglia e alle estati passate nella villa in Costa Azzurra. Il film, distribuito da Lucky Red, sarà nelle sale italiane a partire dal 20 dicembre. “Io e le sceneggiatrici Agnès de Sacy e Noémie Lvovsky volevamo raccontare le dinamiche nei rapporti tra persone di ceti diversi: la famiglia dei proprietari, i dipendenti, gli amici… abbiamo messo in scena un microcosmo dove ognuno tenta di ignorare il mondo esterno, un ambiente apparentemente protetto che però non lo è affatto. Allora una bambina di 10 anni, interpretata da mia figlia Oumy, può dirsi forse l’unico personaggio adulto del film”.

A far parte della sua 'vita immaginaria', in cui ai personaggi si sovrappongono i loro corrispettivi reali, Valeria Bruni Tedeschi ha fortemente voluto due attori: “Valeria Golino nella mia mente è sempre stata nel film, faceva parte degli attori assolutamente insostituibili. Allo stesso modo Riccardo Scamarcio: per un personaggio come il suo, che si vede per poco tempo all’inizio del film e poi scompare a lungo, era necessario un interprete indimenticabile, la cui mancanza si sentisse profondamente per il resto del film”. Ma com’è essere diretti da Valeria Bruni Tedeschi? “Lavorare con Valeria è fare parte di un vento, di un’energia incredibile, con lei ci si sente liberi”, risponde Valeria Golino. Concorda Scamarcio: “Il bello di girare con Valeria è che è totalmente aperta ad accogliere l’imprevisto. Da attore, mi ha ricordato la sensazione che avevo provato quando ho girato per un’unica giornata con Woody Allen: hanno in comune una solidità aperta all’improvvisazione”.

Accogliere l’imprevisto come linea guida dunque, conferma la regista: “Voglio che l’attore improvvisi nel suo vivere il personaggio. Il fatto di aver già girato un documentario mi ha abituata ad accettare di trovarmi in una posizione di osservatrice, cosa che ho cercato di mantenere per questo film. Ho il gusto dell’incidente, che sia tecnico, emotivo, un buco di memoria, un lapsus… per me è oro!”. Cosa pensa Valeria Bruni Tedeschi delle quote rose nel cinema e del #MeToo? “Non mi piacerebbe essere scelta perché donna. Bisogna scegliere il film, non il regista. Penso che le quote rosa siano necessarie più che altro in altri ambiti, non in quello artistico. Trovo giusta la causa del #MeToo, ma per quanto riguarda il cinema sul tema molestie, credo si esageri un po’. Forse anche perché nella mia giovinezza ho lavorato molto con omosessuali, io non ne ho mai subite di molestie. Penso che il movimento che è nato sia molto benefico nel mondo per tanti altri settori in cui le donne sono abusate, maltrattate e sottopagate, quest’ultima disparità trovo assurdo che sopravviva in maniera così evidente anche in ambito cinematografico”.

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