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Teatro

'Saigon' di Caroline Guiela Nguyen in scena a Roma

28 settembre 2018 | 13.51
LETTURA: 3 minuti

Un'immagine dello spettacolo 'Saigon' in scena all'Auditorium Parco della Musica per Romaeuropa Festival
Un'immagine dello spettacolo 'Saigon' in scena all'Auditorium Parco della Musica per Romaeuropa Festival

Identità post coloniale, ricordi, memorie. Una terra d'esilio che ritorna prepotente. Immagini di un passato che si fa racconto e narrazione. In scena all'Auditorium Parco della Musica, per Romaeuropa Festival, lo spettacolo firmato dalla regista di origine vietnamita, Caroline Guiela Nguyen, 'Saigon', che debutta domani nella capitale (unica replica il 30 settembre). Ambientato all'interno di una ristorante, nel XIII arrondissement di Parigi, luogo metaforico che 'vive' tra due spazi e due tempi. Il 1954, l'ultimo anno della guerra d'Indocina, e il presente.

Al centro del racconto una donna, Marie Antoinette. Un nome che ricorda l'infelice regina francese ghigliottinata dalla Rivoluzione (''Perchè in Vietnam - ha ricordato all'Adnkronos Caroline Guiela Nguyen- molte persone hanno nomi francesi che ricordano la patria d'origine, anche nomi 'aristocratici'). E' lei che cucina piatti prelibati. A lei si deve, indirettamente, la gioia dello stare insieme, la convivialità del pasto, del riunirsi intorno ad una tavolo. Qualcosa che accomuna la cultura francese e vietnamita, all'Italia. ''L'esistenza di quella donna -ha aggiunto la regista- rappresenta la storia del nostro paese. Dietro quei piatti si nasconde, si insinua il racconto di una nazione''.

Nessuna citazione didascalica in 'Saigon'. Ma trapela il 'dramma' della guerra d'indipendenza vietnamita, il successivo esilio di una parte della popolazione. Come ha recentemente spiegato la regista: ''Dovevo ricostruire questo momento storico davanti ai miei occhi, utilizzando la scena teatrale, anche attraverso le lacrime di mia madre. Nei libri di studio o nel modo in cui oggi la politica francese narra il percorso del Paese, questa realtà è totalmente sottaciuta''.

'Saigon' nasce da diversi viaggi in Vietnam che la regista Caroline Guiela ha intrapreso prima di cominciare a 'pensare' il suo spettacolo. Sui quaderni di appunti la scritta, 'Non dimenticare Saigon'. 'L'ho sottolineata più volte pensando a tutte quelle persone che hanno abbandonato il Vietnam nel 1956, che l'hanno scolpita nel proprio cuore. Perchè il tema della memoria è intimamente legato al dramma dell'esilio''. Che non è solo quello fisico, ma anche mentale''.

In scena la sua compagnia, 'Les hommes approximatifs', 11 attori, francesi, francesi di origine vietnamita e vietnamiti. Anche la lingua, nel suo spettacolo, gioca un ruolo importante. La lingua francese, naturalmente, sfumata nei dialetti, nelle diverse geografie socio-cultural-lessicali. ''E' sempre l'attore a darmi indicazioni sulla sua lingua - ha spiegato ancora la regista- Ci sono uomini, donne, per esempio, che si sono in Francia da tanto tempo. Eppure si sentono come 'schiacciati' tra due civiltà. In fondo la loro lingua non è francese, ma non è nemmeno vietnamita'.

La lingua, dunque, come memoria, storia, vita. La lingua, secondo la regista di origine vietnamita, anche come emblema di un desiderio, di una ferrea volontà di integrazione. ''Non dimentichiamo che, soprattutto oggi - ha spiegato ancora Caroline Guiela Nguyen- la comunicazione è fondamentale, che la lingua è uno strumento importante di integrazione. Il nostro solo modo di essere al mondo e in dialogo con l'altro''.

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