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Il decreto

Arriva la norma anti-Netflix

14 novembre 2018 | 15.20
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(FOTOGRAMMA)
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Nuove opportunità per il cinema finanziato con contributi pubblici. Non solo finestre per garantire un periodo di tempo tra il passaggio in sala e quello su altre piattaforme, ma anche maggiore flessibilità per i film finanziati con soldi pubblici che non rendono bene sul grande schermo e invece possono dare migliori risultati su altri circuiti. E' questo il senso del decreto, secondo quanto spiega all'AdnKronos il sottosegretario ai Beni culturali, Lucia Borgonzoni, decreto che il ministro Alberto Bonisoli ha annunciato ed è stato firmato. "A breve ne seguiranno altri - dice il ministro - che vanno a completare il disegno complessivo del cinema". "Con questo decreto - spiega Bonisoli - usiamo le regole che ci sono per influenzare il comportamento di chi fa cinema. Sono regole con cui spingiamo alcuni film ad andare direttamente o in maniera più veloce verso una forma di fruizione più agevole". Per il ministro è comunque "importante proteggere le sale che per funzionare hanno bisogno di film che consentano di guadagnare dei soldi".

"Partendo da una prassi di mercato che prevede una 'finestra' di 105 giorni per tutti i tipi di film - afferma il sottosegretario Borgonzoni - le regole proposte mirano a venire incontro alle esigenze delle pellicole italiane che non riescono a rimanere in sala per un tempo sufficiente o che non hanno un riscontro di pubblico soddisfacente. Con le attuali prassi di mercato, anche questi film devono sottostare alla finestra di 105 giorni e, quindi, sono penalizzati perché non possono essere sfruttati e visti su altre piattaforme, se non dopo i fatidici 105 giorni e solo rispettando una rigida sequenza: dal 106° giorno pay-per view, dal 181° giorno pay-tv e così via".

Ovviamente il decreto "riguarda solo quelle pellicole che abbiano beneficiato dei contributi pubblici, tax credit compreso - spiega Borgonzoni - e non i film stranieri". La regola in base alla quale un film può 'sganciarsi' dal vincolo dei 105 giorni indica anzitutto che se "è programmato in meno di ottanta schermi e dopo i primi ventuno giorni di programmazione cinematografica ha ottenuto un numero di spettatori inferiore a cinquantamila, la finestra - sottolinea Borgonzoni - si riduce a sessanta giorni".

"La finestra si riduce addirittura a dieci giorni se il film è programmato in sala per un numero di giorni, diversi dal venerdì, sabato, domenica e festivi, pari o inferiore a tre" precisa il sottosegretario ai Beni culturali. In sostanza, il decreto "mette per iscritto la finestra dei 105 giorni, che era una prassi rispettata ma non scritta, e nello stesso tempo facilita la vita dei film italiani per evitare che finiscano nel circuito della pirateria, sebbene l'Italia sia il Paese dove è meglio contrastata". Non regole, quindi, "che restringono le possibilità di sfruttamento e visione dei film italiani - ribadisce Borgonzoni - ma che ne facilitano la vita e la possibilità per gli spettatori di fruirne legalmente".

NETFLIX - Altro aspetto rilevante del decreto sottolineato dal sottosegretario Borgonzoni è "far capire l'importanza del film visto al cinema, esaltando l'unicità dell'esperienza in sala. Il nostro obiettivo - dice - non è combattere Netflix o Amazon, che sarebbe in alcuni casi anche una lotta impari, ma far funzionare il nostro cinema". E spiega che presto arriveranno aiuti economici per le sale ("si sbloccheranno quanto prima i 30 milioni di euro dell'anno scorso ai quali si aggiungeranno i 30 dei bandi di quest'anno") e soprattutto "degli accordi per la multiprogrammazione anche nelle monosale. Il numero di sale che lo farà sarà cospicuo - dice - ma non posso anticiparlo, presto lo annunceremo".

Infine la stagione estiva, "fenomeno tutto italiano che impatta sulle sale e sui film che trovano maggiori difficoltà a uscire in sala perché la stagione è più corta, o addirittura - conclude - devono essere ritirati quando ancora riempiono le sale di spettatori e quindi 'rendono'".

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