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Presidente Stabile Veneto: "Non ci sono solo il Piccolo e la Scala"

12 dicembre 2018 | 15.09
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Un momento di 'Le baruffe chiozzotte', nell'allestimento del
Un momento di 'Le baruffe chiozzotte', nell'allestimento del

Di realtà culturali capaci di riscuotere successo in Italia e all'estero e di attrarre finanziamenti "non ci sono solo il Piccolo Teatro e la Scala di Milano". Si potrebbe sintetizzare in un sonoro "Veneto alla riscossa" lo spirito cultural-imprenditoriale con cui il presidente del Teatro Stabile del Veneto, Giampiero Beltotto, si prepara alla trasferta russa dei prossimi giorni, per la messa in scena dal 14 al 16 dicembre al Mossovet di Mosca de 'Le baruffe chiozzotte' di Carlo Goldoni. Lo spettacolo, diretto da Paolo Valerio, andrà in scena in lingua originale, con sopratitoli in russo, nell'ambito di un programma di scambio culturale che, lo scorso 26 ottobre, ha visto il Mossovet protagonista con grande successo di critica e di pubblico dell’inaugurazione del Teatro Goldoni di Venezia con 'Il Giardino dei ciliegi' per la regia di Andrei Konchalovsky.

Uno scambio che sostanzia la nuova vocazione internazionale del Teatro Stabile del Veneto, che Beltotto intende rafforzare nel prossimo futuro: "Ospitare 'Il giardino dei ciliegi' e portare 'Le baruffe chiozzotte' a Mosca', sono passi di un percorso che deve rafforzare la capacità di presenza all'estero del Teatro Sabile del Veneto, la capacità di rappresentare l'Italia, il territorio, con la forza della nostra cultura. Per questo però - sottolinea Beltotto all'AdnKronos - deve essere forte anche il rapporto con le imprese e per fortuna in Veneto l'impresa non manca. Diciamo che è più facile vendere le biglie d'acciaio con Goldoni che da sole". "Il 20 presenterò in cda il nuovo bilancio preventivo del teatro e indicherò ai consiglieri come strada che è indispensabile seguire quella di triplicare le entrate dal mondo del privato, puntando su art bonus, cinque per mille e sponsorizzazione - scandisce Beltotto - Dobbiamo ragionare con questo territorio, puntare a un bene comune, strappare la cultura, il teatro a quella solitudine cui si erano lasciati andare nei decenni scorsi, quando lo Stato pagava tutto".

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