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"E' il Festival degli sconosciuti"

09 febbraio 2019 | 17.07
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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di Pippo Orlando

"Questo non è il Festival della canzone italiana, ma il Festival degli sconosciuti le cui canzoni non rappresentano la tradizione italiana". Non usa mezzi termini Adriano Aragozzini che, raggiunto telefonicamente dall'Adnkronos in Florida, dice di parlare "a nome degli italiani, coram populo, che hanno casa qui a Miami ma che abitualmente vivono in Italia, e che mi hanno invitato a vedere le prime tre serate della kermesse. La quarta, ieri sera, l'ho vista da solo a casa mia". L'ex patron della manifestazione sanremese osserva: "Quello che hanno notato i miei 'compagni di visione' e che io condivido è che più della metà degli artisti in gara erano sconosciuti. Inoltre, come è possibile che gli artisti importanti italiani fossero tutti ospiti perché solo in pochissimi erano in gara? Per non parlare delle canzoni: tranne tre o quattro, erano tutte brutte". Aragozzini confessa di avere apprezzato "quella di Daniele Silvestri e altri due o tre brani. Ma sono certo che nessuno di loro vincerà".

Il produttore musicale e televisivo punta il dito contro il regolamento del Festival: "Chi lo ha scritto ha ucciso la possibilità che i grandi artisti vadano in gara perché con una categoria unica, il grande cantante non va a cimentarsi con gli sconosciuti. Bisogna fare un regolamento che difenda gli artisti importanti per farli partecipare alla gara. In questa edizione ci sono stati perfino ospiti nemmeno degni di esserlo. C'è stato solo un meraviglioso Baglioni che ha fatto il suo festival personale, ma è uno show televisivo e non un festival della canzone. Mi auguro che non sia questo il futuro di Sanremo".

Aragozzini getta benzina sul fuoco delle polemiche sull'ipotetico conflitto di interessi tra Baglioni e Salzano: "E' un Festival per coloro i quali faranno i concerti nei palazzetti. E' chiaro che la scelta degli artisti è stata condizionata da chi gestisce i live, lo si vede anche dalle luci, che non sono da tv ma da concerto", dice. E conclude con un monito alla Rai: "Perché l'azienda culturale più importante del Paese qual è la Rai deve chiamare personaggi di Mediaset come Bisio? Senza nulla togliere alla sua bravura, così però si fa un favore alla concorrenza".

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