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Jim Morrison, un addio lungo 48 anni

03 luglio 2019 | 10.14
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Genio e sregolatezza, il frontman dei Doors e quella morte sospetta a 27 anni

(Ipa /Fotogramma)
(Ipa /Fotogramma)

Esagerato, poetico, divino. James Douglas Morrison, detto Jim, era questo e molto di più per i suoi ammiratori e chiunque lo avesse conosciuto. Sono trascorsi 48 anni da quel 3 luglio 1971 in cui la sua vita finì, nella vasca da bagno della casa parigina che condivideva con la sua “compagna cosmica”, Pamela Courson. È uno dei nomi illustri del Club 27, il triste elenco delle celebrità morte prima del ventottesimo anno d’età, insieme a Kurt Cobain, Jimi Hendrix ed Amy Winehouse. Con il suo gruppo, The Doors, di cui era il frontman Morrison ha scritto la storia della musica, lasciando capolavori come Light my Fire, Break on Through e Riders on the Storm.

I PRIMI ANNI – Jim Morrison nasce a Melbourne, in Florida, l’8 dicembre 1943 in una famiglia benestante ma sempre in movimento, a causa del lavoro del padre, George Stephen Morrison, ammiraglio di Marina. A scuola è bravissimo, stupisce i suoi professori con letture complesse e un’intelligenza fuori dal comune che lo spinge a voler provare tutto e subito. Anche per questo comincia ad avvicinarsi all’a mbiente beatnik, vicini alle idee politiche della Beat Generation, e a tralasciare i suoi impegni scolastici. Nel 1963 arriva il suo primo arresto per ubriachezza molesta, che lo spingerà negli anni successivi sempre più lontano dalla famiglia.

IL SUCCESSO CON I DOORS – Nel 1964 Jim inizia l’università a Los Angeles, dove si iscrive a un corso di cinematografia. Qui conosce Ray Manzarek, che gli propone di fondare una band a cui si uniscono poi John Desmore, Patty Sullivan e Robby Krieger. Il nome “The Doors” (Le porte) lo sceglie Jim, ispirandosi a un verso del poeta inglese William Blake: “Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come veramente è: infinito”. Dopo il contratto firmato con Elektra, la band pubblica il primo album omonimo e prende il volo. Il rock psichedelico conquista tutti, mentre la vita di Jim si fa sempre più sregolata. Ai successi e ai locali strapieni si alternano gli arresti e il massiccio uso di alcol e droghe. Nel 1966 Jim conosce Pamela Courson, che lo accompagnerà in tutte le sue scelte per il resto della vita.

LA MORTE SOSPETTA – Gli ultimi anni dei Sessanta sono il periodo più florido per i Doors, che arrivano al quarto album (The Soft Parade) idolatrati dagli ammiratori. Le magliette con il loro logo sono tra i capi d’abbigliamento più venduti in tutto il mondo. Le condizioni fisiche di Jim non sono al meglio, ma parte comunque per un tour internazionale con la band. Dopo un’esibizione mediocre al festival dell'Isola di Wight, decide di abbandonare il palco e si rifugia con “Pam” a Parigi in Rue de Beautreillis. Il 3 luglio del ’71 la donna lo trova senza vita nella vasca. Nonostante sul corpo non sia mai stata eseguita un’autopsia, si dirà che è morto per un generico “arresto cardiaco”. Si sospetta che la donna volesse nascondere l’uso di droghe, ma la tesi non viene mai confermata.

LA TOMBA NEL CIMITERO DEGLI ARTISTI – Il Re Lucertola, soprannome che Jim si era dato prendendolo da un simbolo sciamanico, viene sepolto nel cimitero di Père Lachaise, noto per le presenze illustri, e sulla tomba viene incisa la frase in greco “Nel segno del suo demone”. La tomba, inizialmente molto semplice, nel corso degli anni è stata adornata dai milioni di fan in visita e anche tanti artisti, tra cui Mladen Mikulin che ne ha realizzato il busto, lo hanno omaggiato con le loro opere. La sua è stata una vita controversa, ma totalmente dedicata all’arte, che Jim definiva “il mio tentativo di dare forma alla realtà”.

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