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Mostra Venezia: al Lido la stilettata di Maresco a Mattarella

06 settembre 2019 | 17.16
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‘La mafia non è più quella di una volta’ sottolinea il silenzio del presidente sulla ‘trattativa’ Stato-mafia. Il produttore e la coprotagonista: "Nessuna polemica sul presidente, è uomo perbene"

Letizia Battaglia e Franco Maresco fotografati da Tommaso Lusena
Letizia Battaglia e Franco Maresco fotografati da Tommaso Lusena

Si chiude con una stilettata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ‘La mafia non è più quella di una volta’ di Franco Maresco, terzo e ultimo film italiano a sfilare nel concorso principale della Mostra del Cinema di Venezia. Il film di Maresco, una docufiction nello stile dei precedenti lavori del regista palermitano, che ruota tutta intorno alla fatica che ancora molti palermitani fanno a dichiarare la loro distanza dalla mafia e all’omertà che regna sovrana, nel dare conto ad un certo punto della sentenza del processo sulla cosiddetta ‘trattativa’ Stato-mafia, sottolinea il silenzio sull’argomento del capo dello Stato. Questo silenzio diventa poi oggetto di un’intervista di Maresco al protagonista del film, lo stravagante organizzatore di feste di piazza Ciccio Mira, al quale il regista chiede se sia d’accordo con il silenzio di Mattarella. La risposta è positiva e la spiegazione di Mira è che “i palermitani ce l’hanno nel Dna il silenzio”.

Il film, la cui proiezione per la stampa è stata punteggiata da risate e applausi, viene definito dallo stesso regista (che ha deciso di non venire al Lido a presentarlo) nelle note di regia affidate alla Biennale “l’inevitabile seguito di ‘Belluscone. Una storia siciliana’, presentato a Venezia nel 2014” e sarà nelle sale dal 12 settembre distribuito da Istituto Luce Cinecittà.

Il racconto prende le mosse dal venticinquesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, nel 2017. E il protagonista è ancora Ciccio Mira, lo stesso di ‘Belluscone’. Mira, da un lato si dichiara nostalgico della “mafia di una volta”, dall’altro sembra voler dare il suo contributo alla celebrazione dei due giudici eroi, organizzando un singolare evento nel quartiere Zen di Palermo: “i neomelodici per Falcone e Borsellino”. Evento che tradisce (mentre già qualcuno nel quartiere malfamato si infastidiva) ogni aspettativa perché né l’impresario né i cantanti hanno intenzione di dichiarare la loro avversione per la mafia, tanto che Falcone e Borsellino, in un crescendo di insensatezza, vengono definitivi eroi che hanno dato tanto a Palermo, “dall’illuminazione, ai giardini, agli asili nido”.

Questa volta, però, Maresco decide di inserire una coprotagonista che faccia da contraltare con la sua passione civile e politica, Letizia Battaglia, la fotografa oggi ultraottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia, definita dal New York Times una delle “undici donne che hanno segnato il nostro tempo” e sulla quale Maresco ha recentemente realizzato un documentario più tradizionale. Maresco, con la sua voce fuoricampo sempre vocata al disincanto, guida lo spettatore in questo duetto tra i palermitani che non vogliono in alcun modo parlare male della mafia (non riuscendo a far dire a nessuno ‘io dico no alla mafia) e la Battaglia. Dopo aver citato il silenzio di Mattarella sulla sentenza della ‘trattativa’, Maresco lo chiama in causa anche raccontando che Ciccio Mira vorrebbe chiedere al presidente la grazia per un suo nipote detenuto in regime di 41bis (ma l’impresario anche qui ammetterà solo di volergli chiedere un favore per una persona carissima e opporrà il silenzio sull’identità del detenuto). Per questo nel finale del film, il regista immagina che Mira organizzi allo Zen un altro evento: “I neomelodici per Sergio Mattarella”.

“Devo ammettere che non è stato per niente facile, cinque anni dopo – afferma nelle note di regia Maresco, che al momento non vuole rilasciare interviste - tornare a raccontare una storia con dentro, ancora una volta, i cantanti neomelodici e la mafia. La mia sensazione, però, è di essermi spinto oltre rispetto al film precedente. In un territorio in cui la distinzione tra bene e male, tra mafia e antimafia, si è azzerata e tutto, ormai, è precipitato in uno spettacolo senza fine e senza alcun senso”.

I contenuti del film agitano le acque del Lido, nell'ultimo giorno del concorso. Ma gli unici due rappresentanti del film presenti alla Mostra gettano acqua sul fuoco delle possibili polemiche. “La cosa che viene evidenziata è che Mattarella non abbia fatto un intervento. Ma non c’è nessuna polemica contro Mattarella. A meno che non la inventiate voi. Mattarella è una persone perbene ma non ci fu un suo intervento. Nel film si dice solo questo”, dice Rean Mazzone, produttore di ‘La mafia non è più quella di una volta’.

“Mattarella non c'entra per niente, è una persona perbene, è un buon presidente. Io non so perché non prese parola, forse non voleva entrare in polemica”, aggiunge Letizia Battaglia.

Quanto al fatto che il regista sia rimasto a Palermo, niente di nuovo. “Franco non è venuto per motivi privati – sottolinea Mazzone – lui rifugge la platea, non si sente a suo agio e dorme troppo poco. È abituato a parlare e a sfogare i suoi malesseri con i suoi lavori”. “Lui è uno che snobba tutti quanti – interviene Battaglia – Lo amo moltissimo e quindi ho detto: questo film lo faccio anche se non mi sento adeguata. Ho sposato il suo progetto ma ho le mie idee. E non sono d’accordo su certe cose del film. Forse è un po’ troppo lungo ma mi piace la voce di Maresco e mi piace sia feroce”, dice la fotografa che è stata anche assessore della giunta di Leoluca Orlando e deputato regionale.

Sul cambiamento della mafia, Battaglia sottolinea: “Oggi c’è una mafia elegante e profumata, che va nei college in Svizzera. I boss un tempo non si godevano la vita. Ora sono ovunque. Hanno fatto una trattativa con lo Stato che ha funzionato e non ci hanno ammazzato più. Oggi si dedicano agli hotel fatti con i soldi del riciclaggio, complice una società di merda che si droga. E certamente il colpevole non è solo quel povero cretino di Ciccio Mira”, conclude.

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