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Giletti: "Sono un prete di periferia in lotta con cardinali e badesse"

20 settembre 2019 | 15.57
LETTURA: 5 minuti

Il conduttore: "Quest'anno concorrenza più dura con fiction su Rai1 e Fazio su Rai2"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

di Antonella Nesi
"Si potrebbe dire che una volta c'era solo il Papa, adesso vedo che sono arrivati cardinali, arcivescovi, badesse e io sono un prete di periferia perché ho pochissimi mezzi. Però anche i preti di periferia danno fastidio. Non riusciranno a stare sempre in prima pagina ma combattono, vanno avanti, portano aventi le loro idee. Il mio modo di fare tv è questo qui". Usa una metafora ecclesiastica Massimo Giletti per spiegare la sua collocazione con 'Non è l'Arena' nel variegato panorama dell'approfondimento giornalistico televisivo.

'Non è l'Arena' torna domenica nella prima serata di La7 con una puntata che si annuncia forte, con due protagonisti di primo piano dell'attualità politica e di costume come Matteo Renzi e Pamela Prati. "Partiamo con una puntata con due mondi diversi: il mondo vero, quello politico di Renzi, e il mondo che racconta Pamela Prati, il mondo del non corpo, esattamente l'opposto di quello che dovrebbe essere la tv, ma di cui la tv si ciba", dice Giletti. Che di Renzi sottolinea: "Insieme a Salvini è il protagonista più forte in questo momento. Ha fatto un capolavoro politico. Prima ha promosso l'alleanza tra Pd e Cinque Stelle e poi, fatto il governo, ha fatto la scissione. Qualcuno ha parlato di Machiavelli ma lui è andato molto oltre Machiavelli. Non sarà facile intervistarlo ma mi sembrava giusto aprire questa edizione con lui", spiega il conduttore.

Quanto a Pamela Prati, Giletti annuncia di avere "importanti documenti inediti, uno in particolare, che mi chiedo come mai abbia cercato e trovato solo io. A me interessa capire come su una notizia in cui era palese che c'erano degli errori clamorosi, si è andati avanti a produrre qualcosa che non c’è, fingendo di farlo diventare qualcosa che c’è. Tra due tre anni qualcuno userà questa storia per raccontare la tv di oggi. A me interessa questo, non il matrimonio o non matrimonio di Pamela Prati. Mi interessa come il nostro mondo fa diventare il ciarpame nutrimento televisivo. Io ho fatto un’inchiesta ed avrò in studio la protagonista di questa storia, che non parla da mesi e che darà la sua versione. Ma a questo accompagneremo la nostra inchiesta", puntualizza.

A chi gli fa notare che in passato aveva detto che non si sarebbe mai occupato 'del nulla' che rappresentava questa vicenda, lui replica: "Non me ne sono mai occupato prima. Finché non ho trovato l'aspetto interessante da raccontare: dietro questa storia c’è molto di più, c’è proprio un modo di fare la tv che non ha più regole, che non ha più un limite morale, dove si sacrifica tutto per fare l'ascolto. Questo è l'aspetto interessante", dice Giletti.

Nella prima puntata della nuova edizione di 'Non è l'Arena' si parlerà anche del caso Bibbiano ma l'argomento potrebbe essere oggetto di una puntata monotematica 'in esterna', più avanti nella stagione, sulla falsariga di quanto fatto per raccontare la vicenda delle sorelle Napoli. "Stiamo pensando a un paio di speciali da realizzare fuori dallo studio, andando direttamente nei territori a incontrare i protagonisti", spiega il direttore di La7, Andrea Salerno. "Come abbiamo fatto per le sorelle Napoli", aggiunge Giletti. Che poi alla domanda su uno speciale su Bibbiano, risponde sibillino: "Non lo escludo".

"Domenica – spiega Giletti - parleremo di Bibbiano per approfondire l'aspetto che davvero ci interessa, ovvero mettere in discussione il sistema degli affidi, che evidentemente non funziona e ha dato vita a delle storture insopportabili. La politica, destra e sinistra, invece di litigare su Bibbiano dovrebbe dire andiamo a vedere come si può cambiare questa situazione. E invece la politica sta facendo enormi passi indietro", scandisce Giletti.

Il conduttore non nega di aver avuto diverse offerte alla fine della scorsa stagione tv: "Ho avuto tanti gruppi che si sono palesati, come è normale quando si fanno i numeri che abbiamo fatto noi su La7, in una giornata molto difficile come la domenica". E a proposito della collocazione domenicale, aggiunge: "Quest'anno sarà un'annata molto complicata. Rai1 si è rafforzata con la fiction, Fazio l'anno scorso girava sul 15-17% ma la fiction farà facilmente il 20% e in più ci sarà Fazio su Rai2. Quindi se l'anno scorso facevamo il 7%, quest'anno lo vedremo col binocolo. Se faremo il 6 sarà un miracolo”.

A convincerlo a rimanere a La7 ("nonostante l'offerta di un gruppo importante mi abbia fatto vacillare", confessa) è stata proprio la velocità operativa della tv di Urbano Cairo: "Io credo di aver scelto bene, perché la libertà è l'unica cosa che deve guardare chi fa questo lavoro. Ma la libertà non è solo quella di poter fare e dire quello che vuoi. C’è anche la libertà operativa, la velocità. Chi fa inchiesta ha bisogno di una velocità pazzesca e oggi credo che una tv privata come La7 sia imbattibile da questo punto di vista2. E qui parte una stilettata all'indirizzo di Viale Mazzini, con cui pure c’era stata una nuova trattativa: "In Rai per spostare un tavolino ci vogliono cinque mail, a La7 ho trovato un direttore e un editore con cui risolvo ogni tipo di problema con una telefonata in pochi minuti".

Infine, una battuta sulla polemica che ha investito Bruno Vespa, dopo l'intervista a Lucia Panigalli, la donna scampata ad un femminicidio che vive sotto scorta: "Porre una domanda infelice può capitare a tutti, anche a me è capitato di sbagliare. Ma lungi da me mettere in discussione la professionalità di un giornalista come Bruno Vespa".

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