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Sanremo: Rossi, 'sono stupito, la Jebreal al Festival sarebbe divisiva'

30 dicembre 2019 | 15.10
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Sono note le sue posizioni ideologiche radicali, filoislamiste e antisraeliane così come le fake news raccontate sulla guerra in Siria, ma ignoravo che fosse esperta di musica italiana

Giampaolo Rossi
Giampaolo Rossi

(di Veronica Marino)

"Mi risulta che ci siano stati contatti tra la direzione artistica del Festival di Sanremo e la signora Rula Jebreal. Ne sono piuttosto stupito. Sono note le sue posizioni ideologiche radicali, filoislamiste e dichiaratamente antisraeliane così come le fake news raccontate sulla guerra in Siria, ma ignoravo che Rula Jebreal fosse esperta di musica italiana". Il consigliere Rai, Giampaolo Rossi, esprime all'Adnkronos il suo stupore per il possibile coinvolgimento della giornalista nella kermesse canora che quest'anno festeggia la settantesima edizione.

"E' sorprendente che possa partecipare ad un Festival che rappresenta la cultura popolare del nostro paese - osserva Rossi - chi fino a poco tempo fa definiva gli italiani razzisti e l'Italia un paese fascista su giornali stranieri come The Guardian. Si vede - ironizza il consigliere Rai - che durante il Festival di Sanremo, come di incanto, l'Italia non è più un Paese fascista". Qual è il punto, dunque? "Credo che il Festival di Sanremo debba essere un momento di unione del nostro Paese e non lasciare spazio, quindi, a sentimenti divisivi e a persone che li alimentano".

"Più in generale - argomenta Rossi - penso sia sbagliato trasformare il Festival in una potenziale tribuna politica con persone che nulla hanno a che vedere con la musica e lo spettacolo. Ci sono altri modi, sicuramente più virtuosi per far parlare l'opinione pubblica del Festival di Sanremo, se questo è l'intento degli organizzatori".

Tornando alle questioni Rai, quali sono le priorità dell'anno che sta per iniziare? "Credo sia necessario al più presto fare le nomine che sono state rimandate. E questo - tiene a sottolineare il consigliere Rai - non per polemiche politiche ma perché occorre mandare avanti un piano industriale che servirà a realizzare una nuova Rai di fronte alle sfide del cambiamento del sistema dei media". Ha sbagliato, quindi, l'ad Rai Salini a rinviare le nomine? "Ho una grande stima per Fabrizio Salini, come manager e come uomo, ma ritengo che sulla questione nomine abbia sottovalutato l'effetto negativo della scelta di rinviare sia in termini di rallentamento del piano industriale che di esposizione ad attacchi e polemiche esterne".

Il 2020 è alle porte, quali i fiori all'occhiello e i punti deboli dell'Azienda? "Questo consiglio di amministrazione sta traghettando la Rai verso un modello di servizio pubblico in linea con l'evoluzione del mercato. Abbiamo ereditato un'azienda totalmente scomparsa sul web e oggi la stiamo trasformando in un laboratorio di creazione crossmediale: il successo di Fiorello su RaiPlay è, da questo punto di vista, eccezionale. Non solo. La Radiofonia si sta trasformando in un supporto di produzione per il digitale con uno sforzo tecnologico davvero straordinario".

"Ciò che ancora va migliorato - evidenzia Rossi - è sicuramente il tema del pluralismo perché il servizio pubblico deve rappresentare la pluralità delle visioni del Paese e su questo ancora si deve lavorare". Da cosa dipende? "Paghiamo l'egemonia di una sinistra intellettuale che spesso concepisce la Rai come una proprietà privata e una destra che ancora non sa rappresentare il proprio immaginario simbolico. Detto questo la Rai, al suo interno, ha professionisti e creatività in grado di farle vincere le sfide che la attendono".

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