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Coronavirus: Arbore, 'faccio di necessità virtù, sopportiamo una specie di guerra'

31 marzo 2020 | 17.34
LETTURA: 4 minuti

 Renzo Arbore (Maurizio D'Avanzo / IPA/Fotogramma)
Renzo Arbore (Maurizio D'Avanzo / IPA/Fotogramma)

(di Carlo Roma) - Una quarantena intensa e ricca di iniziative che non lascia spazio alla noia. Renzo Arbore trascorre i giorni di 'clausura' imposti dall'emergenza coronavirus senza perdersi d'animo ritenendosi "un fortunato" e facendo "di necessità virtù". Arbore, che pensa con preoccupazione alla "coabitazione forzata" per coloro che hanno "case piccole", non nasconde il suo stupore nel vedere "Times Square a New York completamente vuota e spaventata. Noi tutti stiamo sopportando una specie di guerra", afferma.

"Io, per la verità -racconta intervistato dall'Adnkronos - mi ritengo fortunato perché ho una casa con delle terrazze, ho gli strumenti, il pianoforte, le chitarre, la televisione e i registratori. Ho molte testimonianze delle mie malefatte televisive e radiofoniche. Allora sto riordinando questa roba, passo il mio tempo a recuperare molti nastri della trasmissione radio 'Alto gradimento' che non si trovavano più. Ho recuperato - prosegue - non le solite trasmissioni che ho fatto, che sono state viste e straviste, ma molte altre a cominciare dal primo talk show 'Speciale per voi' a Milano fino all'ultimo 'Meno siamo meglio stiamo', anche questo dedicato a Boncompagni".

Arbore però non si dedica soltanto a mettere ordine nei suoi tanti documenti, ma fa compagnia pure al popolo della rete con i suoi programmi. "Cerco di intrattenere gli utenti - racconta infatti - su un canale che si chiama 'Renzo Arbore Channel tv'. Da quando ho messo questo canale sui social risulta molto visto anche perché mi sono inventato una 'trasmissioncella' fatta a casa che si chiama 'Cinquanta sorrisi da Napoli'. Si tratta di cinquanta sketch napoletani, oggi per esempio in vetrina c'è Gegè di Giacomo. Domani metterò una versione napoletana di 'Ma la notte no'".

Da persona 'fortunata', Arbore pensa anche a coloro che "hanno le case piccole e a quanti hanno tutta la famiglia alla quale dover badare. La mia grande preoccupazione è la coabitazione forzata. E' vero, tuttavia, come dice qualcuno, che si è ritornati al gusto della chiacchierata e al gusto di ascoltare i nonni che prima venivano frettolosamente liquidati. Questo è uno dei piccoli vantaggi del periodo che viviamo. Io cerco di fare di necessità virtù, approfittando di questa immobilità per fare dei resoconti, riprendere i contatti con i vecchi amici".

Dall'Italia agli Stati Uniti d'America per lo showman pugliese il passo è breve. Riflettendo infatti sull'avanzata del coronavirus oltre Oceano, Arbore spiega di essersi "meravigliato" vedendo la Grande Mela insolitamente deserta e impaurita. "Vedere Times Square, New York, la città che non dorme mai, vuota e spaventata per me è inaspettato. Sono vicino alla Luisiana, a New Orleans, e loro hanno avuto Katrina (l'uragano atlantico che si è abbattuto sugli Stati Uniti nel 2005, ndr) che hanno saputo affrontare. E vedere le spiagge della Florida vuote e controllate dalla milizia mi meraviglia tantissimo. Certo, mi sarebbe piaciuto che in America ci fossero le conquiste che Obama avrebbe voluto: la medicina al servizio del cittadino, lo stop alla vendita delle armi e alla pena di morte. In America se non hai la carta di credito non entri neanche al Pronto Soccorso".

In questo difficile momento, con i cinema e i teatri chiusi per contrastare il contagio, la campagna "vera" di Arbore è promuovere sempre di più la rete. "Mi piacerebbe che la generazione della trasmissione 'Bandiera Gialla' la seguisse di più: la rete è un'enciclopedia meravigliosa e si possono scoprire grandi cose del passato vedendo vecchi cantanti e i vecchi film". Per questo motivo, conclude Arbore, "ho condiviso la bellissima battaglia di Pupi Avati di rivolgere alla direzione della Rai la preghiera di approfittare di questa immobilità a casa per trasmettere cose importanti nella storia della televisione italiana, cercando non solo di informare ma anche di giocare con le culture e con le varie discipline artistiche italiane". La preghiera, insomma, è quella di "fare una televisione un po' più artistica, come quella che vedevamo noi da ragazzi e che ci ha educato. Bisognerebbe approfittare per fare una lezione di arti italiane: cinema, canzoni, musica jazz e accademica", scandisce Arbore.

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