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Mondo Rai /Appuntamenti e novità

15 luglio 2020 | 18.12
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(Ipa)
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Dai ricordi di Gino Cervi in “Le inchieste del commissario Maigret” alla corrispondenza con Thomas Beckett, per strappargli il sì alla versione televisiva di “Finale di partita”; dal suo paragonarsi a una trapezista al successo di Montalbano e della sua Sicilia, reale e immaginata insieme. Ci sono le sue parole di regista, di curatore di sceneggiati storici, di “scopritore” di Eduardo De Filippo per la tv, di scrittore de “Il commissario Montalbano” nello Speciale “Andrea Camilleri. Vigàta nel cuore” per la regia di Flavia Ruggeri, che Rai Cultura propone domani alle 18.30 su Rai Storia (e in replica venerdì 17 luglio alle 22.50) nel primo anniversario della morte di Camilleri. Un viaggio nella produzione teatrale, televisiva e letteraria del maestro con interviste anche inedite e brani tratti dalle Teche Rai. Nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925, Camilleri già negli anni Cinquanta è regista teatrale e inizia a lavorare anche per la Rai, in radiofonia, e nel decennio successivo è il primo a mettere in scena in Italia il “teatro dell’assurdo” di Beckett, Ionesco, Adamov che porta poi in tv. Cura anche sceneggiati di successo come “Le avventure di Laura Storm” con Lauretta Masiero, la serie del Tenente Sheridan con Ubaldo Lay, ma soprattutto “Le inchieste del commissario Maigret” con Gino Cervi e ha il merito di far conoscere al grande pubblico televisivo la drammaturgia di Edoardo De Filippo. Dagli anni Ottanta, Camilleri affianca all’attività di regista quella di scrittore con romanzi di ambientazione siciliana. E unica rimarrà la Sicilia che inventa e indaga, terra di misteri e ricchezze, popolata da una moltitudine di caratteri, di facce, una Sicilia diventata ormai luogo mitico di esplorazione per i suoi lettori. Come l'immaginaria cittadina di Vigàta. Nel 1992 pubblica “La stagione della caccia” e inizia a diventare un autore cult: scrivere, d’ora in poi, diventa la sua unica attività. Nel 1994, “La forma dell'acqua” è il suo primo poliziesco dove compare il commissario Salvo Montalbano, ma solo con “Il Cane di terracotta” del 1995 definisce meglio i caratteri del protagonista che gli procura un successo strepitoso. Il “fenomeno Camilleri” si espande: se nel 1996 sono state vendute 18 mila copie, l'anno successivo si arriva a 170 mila. E nel 1998 a 900 mila copie, fino ai 15 milioni di oggi e alle traduzioni in ventidue lingue. Il successo dei libri con protagonista Montalbano è tale da convincere la Rai a produrre un vero e proprio serial con lo scorbutico e ironico commissario interpretato da Luca Zingaretti.

Nel secondo appuntamento con la nuova serie di “Narcotica” che ha ripreso il viaggio sulle rotte del narcotraffico, domani alle 23.15 su Rai3, si andrà nei campi di coca e nei laboratori nascosti nella selva colombiana dove si produce il 70 per cento di tutta la cocaina mondiale. Entriamo nel Catatumbo, la regione della Colombia al confine con il Venezuela e ci addentriamo nella giungla sul Rio de Oro, dove vivono i Motilones Barì, una comunità indigena sterminata prima dai conquistadores, poi da tre compagnie petrolifere degli Stati Uniti con il sostegno del governo colombiano che li “autorizzava a difendersi dalle proteste dei selvaggi che si opponevano all’estrazione del petrolio”. I Barì sopravvivono lavorando come schiavi nei campi di coca controllati dai guerriglieri dell’Esercito di Liberazione Nazionale. “I bambini raccolgono coca fin dai 5 anni di età, sono schiavi dei narcos e di chi consuma cocaina, basti pensare che per fare una dose un bambino Barì deve lavorare per tre settimane” racconta Don Rito Alvarez che cerca di strappare quei bambini alla schiavitù del lavoro nei campi offrendogli la possibilità di studiare. Un viaggio che continua in Calabria, dal procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, per la ricostruzione di uno dei più importanti sequestri di cocaina al mondo, ottomila chili recuperati dalla Guardia di Finanza. Narcotica è un programma di Valerio Cataldi e di Raffaella Pusceddu.

La Reggia di Versailles vista e raccontata in tutto il suo splendore grazie a ricostruzioni virtuali in 3D. L’ appuntamento con “a.C.d.C.”, in onda domani alle 21.10 su Rai Storia, propone un viaggio a ritroso nel tempo per rivivere i fasti del grandioso palazzo voluto da re Luigi XIV e la sua trasformazione nei secoli successivi. Il professor Alessandro Barbero introduce il racconto della crescente ambizione del Re Sole attraverso lo splendore del palazzo che divenne la sede della sua Corte reale.

Su Rai5 'Ghiaccio bollente' con i Green Day - su Rai Movie 'Il cammino per Santiago'I Green Day fanno la loro prima apparizione sulla scena punk in California nel 1986, con il nome di Sweet Children. Gli amici Billy Joe Armstrong e Mike Dirnt fondano la band ad appena 15 anni, suonando in tutto lo stato. Da allora, sono tra le formazioni più amate dal pubblico e considerati i veri re del pop-punk. Il nuovo episodio della serie di documentari “Rock Legends”, in onda domani alle 23.30 su Rai5, racconta la storia del gruppo, inserito dalla rivista Rolling Stone nella lista dei 'New Immortals', l'elenco di artisti considerati nuove leggende della storia della musica. Il racconto di un viaggio diverso è al centro de “Il cammino per Santiago”, il film diretto da Emilio Estevez, in onda su Rai Movie (canale 24 del digitale terrestre) domani, alle 21.10. Nel cast Deborah Kara Unger, James Nesbitt, Yorick van Wageningen e Romy Baskerville. Tom Avery, interpretato da Martin Sheen, è un oftalmologo californiano che, alla notizia della morte del figlio durante una tempesta sui Pirenei, si reca in Francia per farlo cremare. Con l'urna contenente le ceneri del ragazzo nello zaino si mette in viaggio lungo il Cammino di Santiago de Compostela, portando a termine il pellegrinaggio intrapreso dal figlio. Durante il percorso incontra Joost, Sarah e Jack che simbolicamente rappresentano il leone codardo, l'uomo di latta e lo spaventapasseri de 'Il mago di Oz' (1939).Al confine occidentale del Sudafrica con il mare, c’è una fascia di costa stretta e aspra nota come Sandveld che per la maggior parte dell'anno presenta poca vegetazione e scarse precipitazioni. Ma per le creature che vivono nell'oceano, la corrente marina qui assicura abbondanza di risorse: vivere nel Sanveld significa vivere in due mondi diversi. Lo spiega il nuovo episodio della serie “I tesori segreti del Sudafrica” in onda domani alle 13.55 su Rai5. Il documentario racconta questa terra di contrasti, avventurandosi nella vegetazione terrestre, negli aspri spazi aperti e sott'acqua e svela come si sopravvive in un luogo che è il risultato di una delicata interazione tra terra e oceano.

Su Rai3 'Cinque ministri al Question Time' - su Radio3 i 'Concerti per la ripresa'Le navi quarantena e i controlli anti Covid-19 sui migranti, i ritardi nell'erogazione della cassa integrazione e le misure universali di sostegno al reddito, la vicenda Zaki e la tutela dei diritti umani in Egitto,la riapertura in sicurezza delle scuola materne e il traffico sulle autostrade liguri. Saranno questi alcuni dei temi delle interrogazioni a risposta immediata alla Camera, in programma domani con i ministri delle Infrastrutture Paola De Micheli, dell'Interno Luciana Lamorgese, degli Affari Regionali Francesco Boccia, del Lavoro Nunzia Catalfo e degli Esteri Luigi Di Maio. Il Question Time sarà trasmesso domani in diretta su Rai3, a partire dalle 15.00, a cura di Rai Parlamento, la testata diretta da Antonio Preziosi. La diretta sarà tradotta in simultanea nella Lingua dei Segni Italiana, la conduzione in studio sarà di Giovanni Gennaro.

Quinto appuntamento dei “Concerti per la ripresa”, con i quali l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai ha riaperto la sua attività. Ancora una volta musica d’insieme, con i gruppi strumentali dell’Orchestra, domani alle 20.30 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, in diretta su Radio3 e in live streaming sul portale di Rai Cultura. Venticinque strumentisti a fiato e tre percussionisti per un programma che si estende dal Cinquecento al nostro tempo. Apre la serata il Richard Strauss ventenne della Suite op. 4, eseguita per la prima volta dallo stesso compositore nel 1884, in un concerto che segnò anche l’inizio della sua carriera di direttore d’orchestra. Quasi una sinfonia vera e propria in quattro tempi, che impegna legni e corni dilatando il classico quintetto di fiati settecentesco. In questa composizione al tempo stesso elegante e significativa, complessa e gradevole, il musicista giovanissimo indica le linee del suo percorso stilistico più maturo. Si prosegue con la festosa esplosione di suoni della Toccata introduttiva dell’Orfeo di Claudio Monteverdi, e con una trascrizione per ottoni di un brano della cantata di Johann Sebastian Bach Wachet auf, ruf uns die Stimme (Svegliatevi, ci chiama la voce). In programma anche due pagine del Novecento storico, nate da intenzioni opposte: la rutilante Wiener Philharmoniker Fanfare per ottoni e timpani, scritta nel 1924 da Richard Strauss per il primo ballo di Carnevale dei Filarmonici, che da allora la ripetono ogni anno in apertura della manifestazione, e l’intensa Fanfare for the common man, con la quale nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale, l’americano Aaron Copland volle rendere omaggio all’“uomo comune”, indicato con queste parole dal vicepresidente degli Stati Uniti Henry Wallace come spina dorsale del paese allora impegnato nella difesa della libertà. Più giocoso invece il recente Tre gatti d’ottone, dedicato nel 2009 dall’inglese Cris Hazell ai suoi amici a quattro zampe, seguito dalla popolarissima Marcia trionfale dall’Aida di Giuseppe Verdi, trascritta per quattro trombe, corno, quattro tromboni, tuba e timpani da Fabio Codeluppi. L'antropologo Francesco Remotti, ospite di Giorgio Zanchini nella puntata di Quante Storie in onda domani alle 12.15, su Rai3, racconta il tortuoso percorso che lega l'umorismo alla fede. Nelle religioni monoteiste sacro e profano non vanno mai mescolati. Ma è sempre stato così? E fino a che punto è giusto? Una narrazione che spazia dalla leggerezza di Woody Allen alla tragedia di Charlie Hebdo, fino a domandarsi se immaginare un Cristo capace di ridere rappresenti un atto di blasfemia o un modo di avvicinare il sacro agli uomini.

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