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Investimenti in mattone restano al primo posto per gli italiani

16 luglio 2019 | 17.14
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Gli investimenti nel mattone rimangono al primo posto per gli italiani: il 57% ha ristrutturato la casa o un altro immobile. Il dato emerge dalla nona edizione dell'indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani 2019 realizzata da Intesa Sanpaolo e dal Centro Luigi Einaudi. Quest'anno l'analisi si è focalizzata sugli 'ottimisti', su coloro, cioè che nei dieci anni di post crisi sono sempre stati attivi, ossia hanno realizzato almeno un investimento immobiliare o in un'attività economica o professionale, nuova o già esistente, hanno investito in un corso di formazione, hanno creato o allargato il nucleo familiare.

In particolare, chi ha creato, acquisito o ingrandito un’attività economica adesso copre il 53,8% del suo fabbisogno economico di famiglia. L’8,3% degli 'ottimisti' ha fondato, in autonomia o con un familiare, un’attività economica dopo il 2009, il 5% vi è subentrato o la ha acquistata, il 10,4% la ha ingrandita. Gli investimenti hanno riguardato per la maggior parte esercizi commerciali, ditte artigianali e studi professionali. Il 29% circa degli 'ottimisti', poi, ha formato o ingrandito una famiglia nell’ultimo decennio, quasi il 26% ha avuto uno o più figli e quasi il 3% ne ha adottato uno o più.

Poco meno di un quarto degli 'ottimisti' ha iniziato o fatto iniziare a un familiare almeno un corso di specializzazione o di formazione aggiuntiva dopo il 2009. I corsi sono stati finanziati in circa l’85% dei casi dai risparmi personali o familiari e sono le donne ad avere investito di più. Chi ha investito nel capitale umano ha dichiarato effetti positivi sull’occupazione (43%) e sul reddito (6%).

Per quanto riguarda il risparmio, tra gli 'ottimisti' prevale quello intenzionale, cioè diretto a scopi specifici: l’ambizione per la casa è il motivo principale del risparmio intenzionale per il 41,3%, i figli, in particolare l'istruzione, per il 21,5%. Meno sentita tra gli ottimisti è la necessità di risparmiare per la vecchiaia. Infine, quasi un quinto degli ottimisti ha un’assicurazione sanitaria e anche le polizze Ltc e le polizze vita sono leggermente più diffuse tra gli ottimisti rispetto al campione principale.

''I dati - ha commentato Giuseppe Russo, direttore del Centro Einaudi e curatore della ricerca - sembrano suggerire che l’ottimismo paga, o almeno ha pagato, e che i comportamenti proattivi nell’impiego del risparmio e del tempo sono la chiave che ha portato 4 famiglie su 10 a progredire più della media del campione, nonostante le sfide concrete cui il mondo economico, del lavoro e delle imprese, le ha sottoposte''.

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