Sono ore decisive per la sorte di Reyhaneh Jabbari, la ragazza iraniana condannata a morte per l'omicidio dell'uomo che voleva stuprarla. Sono in corso infatti intense trattative tra la sua famiglia e quella della vittima, Morteza Abdolali Sarbandi. L'impiccagione della 26enne è prevista per domani mattina alle 5 e solo il perdono dei familiari della vittima può salvarla. "Questa notte, il padre di Reyhaneh, Fereydun Jabbari, è stato in casa della famiglia Sarbandi", riferisce ad Aki-Adnkronos International una fonte della famiglia Jabbari, che chiede di rimanere anonima.
"I parenti della vittima - dice ancora la fonte - sostengono di aver già perdonato, a livello morale, la ragazza. Ma per annunciare formalmente il loro perdono insistono sulla necessità che lei neghi di aver mai subito un tentativo di stupro" da parte del loro parente.
In base alla legge iraniana, il perdono della famiglia della vittima può salvare un omicida dalla forca. Un caso simile si è verificato lo scorso aprile, quando il 20enne Balal Abdullah è stato perdonato dalla madre della sua vittima quando era già con il cappio al collo.
Per compiere questo gesto, i familiari di Sarbandi chiedono che Reyhaneh dichiari che "l'omicidio è avvenuto per un'incomprensione o per un errore, non per una violenza sessuale", dice la fonte iraniana ad Aki. "I contatti sono intensi in queste ore, perché manca poco all'esecuzione - continua la fonte - si sta cercando una soluzione, si sta facendo ricorso a ogni mezzo".
Per questo la madre della ragazza, Sholeh Pakravan, che nei giorni scorsi aveva lanciato un appello all'Italia e al Vaticano tramite Aki, preferisce ora restare in silenzio, per non compromettere la possibilità di una via d'uscita.
La fonte spiega ancora che dal 30 settembre, quando era stata fissata inizialmente l'impiccagione, poi rinviata di 10 giorni, ai familiari di Reyhaneh non è data la possibilità di vederla.
I Jabbari sono in contatto con alcuni politici internazionali - spiega - e sperano che la loro mediazione possa aiutarli". All'appello della Pakravan aveva subito risposto il nostro ministro degli Esteri, Federica Mogherini, che aveva assicurato il suo impegno. E anche molti rappresentanti del Vaticano si sono spesi per la salvezza della ragazza.
I familiari di Reyhaneh, dice ancora la fonte, "sono anche sotto la pressione delle autorità iraniane, che dopo l'eco internazionale prodotta dalla vicenda, vogliono che si concluda in modo positivo, senza doversi sporcare le mani".