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Iran, Reza Pahlavi al Tg5: "Prima rivoluzione guidata da donne, mondo ci ascolti"

28 gennaio 2023 | 11.48
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"Regime islamico totalitarista, razzista e fascista, Iran democratico sarebbe un elemento di stabilità per il mondo"

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''Non sono proteste'', ma è una vera e propria ''rivoluzione'' quella in atto in Iran, ''la prima rivoluzione della storia guidata dalle donne''. Ne è convinto Reza Pahlavi, erede dello Scià deposto 43 anni fa dal regime degli Ayatollah ed esiliato in Occidente, che in un'intervista rilasciata al Tg5 negli Stati Uniti, parla di un Iran che ''è in miseria, i prezzi aumentano, il valore della moneta è crollato. E mentre il regime si riempie le tasche, la gente ha fame''. Nell'intervista che sarà diffusa nelle prossime edizioni del Tg5, Pahlavi non risparmia accuse contro il governo di Teheran parlando di ''regime islamico totalitarista, razzista e fascista. Eppure alcuni continuano a trattare con loro nella speranza che diventino bravi ragazzi rispettosi dei diritti civili''. Di qui l'appello alla comunità internazionale, perché ''è ora che il mondo dica basta'', afferma Pahlavi, sottolineando che ''le proteste continuano e la gente è disposta a morire'' e che ''il popolo, per le strade e dietro le sbarre mentre aspetta la propria esecuzione, inneggia alla libertà''.

"Non aspiro a nessun incarico. Non voglio far parte di nessun apparato di Stato'', precisa Pahlavi, che dice si essere ''in gioco dall'inizio'' perché ''voglio continuare solo a stare dalla parte della mia gente e al loro fianco. Perché credo che costruire le istituzioni sia la garanzia per un ordine democratico duraturo''. Per farlo, è necessario ''sensibilizzare tutti i governi, quello inglese, francese e quello italiano. Oggi Biden e domani chiunque sarà alla Casa Bianca. Lo capiscono tutti a Riad, a Gerusalemme, a Tel Aviv, che un Iran democratico sarebbe un elemento di stabilità per il mondo''.

L'erede dello Scià fa poi una riflessione su ''l'asse di complicità dell'Iran con la Russia, quello che succede in Ucraina, l'avvento del radicalismo, lo spargersi del terrorismo e Dio solo sa che altro. Tutto questo sparirebbe istantaneamente nel momento in cui il regime iraniano diventasse un governo democratico''.

In merito al programma nucleare iraniano, Pahlavi ricorda come l'Iran abbia ''un territorio sismico'' e quindi poco adatto al nucleare. ''Ci sono altre tecnologie come l'energia solare dove investire e che produrrebbero più lavoro per il Paese. Il mondo dipende dagli approvvigionamenti energetici e l'Iran sarebbe un'ottima risorsa per tutti'', dichiara, affermando che ''invece di spaventare il mondo e i nostri vicini con la minaccia nucleare, potremmo dire che l'Iran ha abbastanza gas naturale almeno per l'Europa, che così ogni inverno non dovrebbe più subire il ricatto di Putin''.

Sui rapporti con Israele, infine, Pahlavi ritiene che ''è questo regime che ha creato il problema, non il popolo iraniano''. E ricorda che tra Israele e Iran vi ''è un legame che risale a 25 secoli fa, da quando ogni Shabbat il nome di Ciro il Grande viene invocato nelle preghiere ebraiche. Gli iraniani lo sanno e lo sanno anche gli israeliani. Perché ci dovrebbe essere animosità fra noi?'', conclude.

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