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Iraq, abbattuta statua della Madonna a Mosul

23 giugno 2014 | 12.58
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Si trovava nel cortile della chiesa dell’Immacolata dei caldei. L’arcivescovo Nona: la situazione in città “è estremamente critica a causa della mancanza dei servizi” come l’acqua e l’elettricità. Kerry a Baghdad. I jihadisti a caccia di ragazze nelle zone conquistate

Iraq, abbattuta statua della Madonna a Mosul

I jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) “hanno abbattuto la statua della Vergine Maria che si trovava nel cortile della chiesa dell’Immacolata dei caldei (a Mosul, ndr) assieme a tutte le altre statue e sculture della città in quanto la rappresentazione di esseri viventi è contraria alla sharia islamica”. Lo denuncia ad Aki-Adnkronos International l’arcivescovo dei cristiani caldei cattolici a Mosul, Emile Shamoun Nona.

Secondo il religioso, la comunità cristiana della città “non ha ricevuto a oggi alcuna minaccia da parte dei gruppi armati che ne hanno preso il controllo” dieci giorni fa circa. Nona sottolinea quindi che la situazione a Mosul “è estremamente critica a causa della mancanza dei servizi” come l’acqua e l’elettricità, denunciando anche una “grave carenza di combustibili” di cui Mosul “si riforniva dalla raffineria di Baiji”, teatro di violenti scontri nei giorni scorsi.

“Da quando la città è caduta nelle mani dei gruppi armati - precisa - non ci arriva più niente da lì”. “Le derrate alimentari e gli altri prodotti di prima necessità ci arrivano dalle organizzazioni umanitarie che aiutano noi e le centinaia di famiglie sfollate che ospitiamo nei nostri villaggi”, aggiunge Nona, mettendo in evidenza che “il vero problema di Mosul è la mancanza di un’autorità ufficiale cui potersi rivolgere come interlocutore. Noi non sappiamo chi è che detiene il controllo - evidenzia - sappiamo soltanto che si tratta di gruppi armati, tra cui l’Isil”.

Quanto alle forze del governo centrale di Baghdad, Nona conferma che “si stanno ritirando da tutte le regioni e la cosa imbarazzante di tutto questo è che a volte lo fanno anche in assenza di scontri o minacce, come è accaduto a Treibil, vicino al confine con la Giordania”.

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