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Iraq: Babille (Onu), escalation violenza sui minori

17 settembre 2014 | 18.40
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"Dobbiamo essere pronti a far fronte a qualsiasi situazione dovesse verificarsi in seguito ad una escalation di violenza. La vera tragedia è quella dei minori che non andranno a scuola e che stanno vivendo questo sulla loro pelle". A lanciare l'allarme è Marzio Babille, responsabile Onu per l'Iraq che per l'Unicef si occupa di coordinare le attività umanitarie nel Kurdistan. La situazione per i minori è drammatica, spiega all'Adnkronos Babille: "In soli due mesi abbiamo registrato un numero di violazioni dei diritti dei minori quattro volte superiore a quello che normalmente registriamo in situazioni analoghe in un periodo di sei mesi".

Si tratta, spiega Babille, "di bambini anche di otto o dieci anni scampati per puro caso ad omicidi, oppure vittime di rapimenti, abusi sessuali e e mutilazioni". Nei confronti dei minori la violenza ha molte forme: "Parliamo delle sei grandi violazioni identificate nella risoluzione Onu che affida all'Unicef il compito di vigilare e fare rapporto: uccisioni o mutilazioni, reclutamento forzato, abuso sessuale, attacco deliberato a strutture come scuole e ospedali, rapimento e restrizione dello spazio umanitario. Così stiamo perdendo una intera generazione, occorre intervenire investendo sul supporto sociale e psicologico".

Sui possibili effeti di un ipotetico intervento con forze di terra, Babille non si pronuncia ma il quadro da lui disegnato è eloquente: "Al momento la macchina delle organizzazioni umanitarie ha fatto sforzi enormi per fronteggiare l'emergenza causata dall'avanzata del califfato. Abbiamo approntato - spiega Babille - un sistema umanitario di risposta rapida che fa fronte alle esigenze di 850 mila persone, sfollate in seguito agli eventi di giugno e luglio. Il 75% delle scuole è occupato da queste persone e questo sarà un grande problema per la riapertura dell'anno scolastico. Per operare in queste situazioni servono sicurezza e tranquillità che al momento ci sono garantite dalle forze pershmerga". (segue)

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