Tra gli incontri in programma quelli con il premier e con il presidente del parlamento al-Nujaifi. Portavoce Maliki: “Centinaia di soldati uccisi da jihadisti”. Attacco a un convoglio, 71 morti. Offensiva vicino alla diga di Haditha, timore per possibili blackout. Miliziani dell‘Isil a caccia di ragazze nelle zone conquistate per radicare la loro presenza
L’Iraq sta fronteggiando una sfida alla sua sicurezza e gli Stati Uniti forniranno a Baghdad un sostegno “intenso e continuo” nel fronteggiare l’avanzata dei miliziani sunniti. E’ quanto ha detto il segretario di Stato americano John Kerry dopo il suo colloquio a Baghdad con il primo ministro iracheno Nuri al Maliki.
Kerry è arrivato a Baghdad in mattinata per colloqui con il governo iracheno, mentre prosegue nel Paese l’avanzata dei miliziani sunniti dello Stato Islamico dell’Iraq e il Levante (Isisl). Per Kerry l’Isil infatti costituisce una “minaccia all’esistenza” stessa del paese e per questo da Washington vi sarà il pieno. Ma, ha poi aggiunto, questo è anche “il momento per i leader iracheni di prendere decisioni” e “adottare le misure necessarie per unificare il paese” in modo da rendere “più efficace” la risposta alla sfida dell’Isil.
Il segretario di Stato Usa incontrerà anche il presidente del parlamento Usama al-Nujaifi. La visita in Iraq segue quelle al Cairo e in Giordania, dove il segretario di stato americano si è recato ieri. La crisi in Iraq è stato uno dei temi al centro dei colloqui avuti nelle due capitali. “Ciò che accade in Iraq non accade a causa degli Stati Uniti”, ha affermato rispondendo ad una domanda durante la visita al Cairo. “Gli Stati Uniti hanno versato sangue e lavorato duramente per anni per dare agli iracheni l’occasione di scegliersi la propria leadership e il proprio governo”.
La situazione nel nord dell’Iraq è una “minaccia per la pace nella regione e nel mondo”, è l’avvertimento di al-Maliki in una nota. Che ha quindi rivolto un appello alla comunità internazionale affinché “prenda sul serio la minaccia” rappresentata dal gruppo jihadista. L’Isil è arrivato ormai a poche decine di chilometri dalla capitale e in queste ore sta consolidando la sua presenza nelle aree dell’Iraq occidentale al confine con Siria e Giordania.
Secondo il portavoce di al-Maliki per la sicurezza, il generale Qassem Atta, sono “centinaia” i soldati iracheni uccisi dai jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) che dopo la conquista di Mosul il 9 giugno sta ora avanzando nel nord-ovest del Paese. In un primo momento l’esercito iracheno si è ritirato dalle città prese di mira dall’Isil, mentre ora sta combattendo sul campo l’avanzata dei jihadisti. Si è trattato di una “ritirata strategica’’, ha spiegato Atta, dicendo che l’obiettivo è “aprire più fronti e rafforzare le nostre posizioni’’.
Sul fronte della cronaca, almeno 71 persone sono rimaste uccise in un attacco di un gruppo armato contro un convoglio che trasportava prigionieri a Hilla, città 100 chilometri a sud di Baghdad. Secondo l’agenzia di stampa Xinhua che cita fonti della polizia locale le 71 vittime sono tutti detenuti che dovevano essere trasferiti nel carcere di al-Qasim, 35 chilometri a sud di Hilla.
Un gruppo di militanti jihadisti dell‘Isil ha lanciato un’offensiva contro l’esercito iracheno nei pressi di Kerbala, 100 chilometri circa a sud-ovest di Baghdad, nella zona in cui sorge la diga di Haditha, che è il secondo impianto idroelettrico iracheno dopo la diga di Mosul. Lo riferisce la tv satellitare al-Arabiya. Se i jihadisti dovessero danneggiare o conquistare la diga, le conseguenze potrebbero essere molto gravi, con il rischio di black-out elettrico e di allagamenti per ampie zone del paese.
