(Aki) - ''Siamo estremamente preoccupati per la situazione dei fondi, soprattutto perché i bisogno stanno crescendo molto rapidamente - ha detto la rappresentante del Pam in Iraq Jane Pearce - Ad ora, abbiamo scorte (per soddisfare i bisogni, ndr) solo fino a giugno, ma dopo, senza altri soldi, non avremo niente''. La crisi di Anbar, pero', ha ricevuto una scarsa attenzione a livello internazionale, dove l'attenzione si concentra sulla crisi in Siria e sulle prossime elezioni irachene del 30 aprile. Inoltre la maggioranza delle ong internazionali lavora nella regione semi autonoma del Kurdistan nel nord dell'Iraq, dove vivono 220mila rifugiati siriani, ma solo pochi sono coinvolti ad Anbar, dove è doppio il numero di chi necessita assistenza.
A limitare la presenza di volontari è anche la situazione di insicurezza che rende pericoloso lavorare, con Falluja e Ramadi soggette a pesanti bombardamenti e Falluja sotto assedio da mesi. Le squadre dell'Onu, infatti, non riescono ad avere un accesso diretto ad alcune zone e si affidano a ong locali e alla Mezzaluna Rossa irachena. "Il governo (iracheno, ndr) ha previsto una grande quantita' di denaro per aiutare gli sfollati, ma la distribuzione non è né veloce, né sufficiente'', come ha detto il rappresentante del'Unicef in Iraq, Marzio Babille, spiegando che solo una famiglia su sette è stata sostenuta da Baghdad.