La campagna militare contro lo stato islamico in Iraq e in Siria potrebbe durare tre anni e superare l'orizzonte temporale dell'attuale presidenza statunitense. Lo scrive il New York Times citando fonti dell'amministrazione Obama. La prima fase della campagna è già partita, con circa 145 bombardamenti aerei effettuati nell'ultimo mese. Lo scopo è di proteggere le minoranze etniche e religiose minacciate dall'offensiva jihadista, il personale americano presente in Iraq e fermare l'avanzata dell'Is nel nord e nell'ovest del Paese.
La seconda fase, che potrebbe iniziare dopo il varo di un nuovo e più inclusivo governo iracheno, previsto per questa settimana, prevede un intenso sforzo per l'addestramento e l'equipaggiamento dell'esercito iracheno, dei combattenti curdi e possibilmente anche di alcune tribù sunnite sotto la guida di consiglieri militari Usa. La terza fase dell'operazione, quella più cruenta e politicamente insidiosa, con la distruzione dell'esercito jihadista nei suoi santuari all'interno del territorio siriano, potrebbe essere completata dopo l'insediamento della prossima amministrazione Usa.
Gli strateghi del Pentagono ipotizzano così un termine di almeno 36 mesi per sconfiggere lo stato islamico. Nel frattempo, il presidente Barack Obama mercoledì annuncerà in un discorso alla nazione il varo dell'offensiva Usa contro i jihadisti dell'Is, cercando di raccogliere il sostegno per un'ampia operazione militare, ma assicurando gli americani che non intende impegnare gli Stati Uniti in una nuova guerra in Iraq.