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Irlanda: domani referendum nozze gay, premier esorta a votare sì

21 maggio 2015 | 13.32
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"Non c'e' nulla da temere a votare per amore e eguaglianza", così il conservatore Kenny ha invitato a sostenere la legalizzazione dei matrimoni gay nel Paese dove fino al 1993 l'omosessualità era considerata ancora un reato. Secondo gli ultimi sondaggi la maggioranza degli irlandese voterà "yes", ma i sostenitori del referendum rimangono prudenti.

(Foto afp)
(Foto afp)

"Non c'e' nulla da temere a votare per amore e eguaglianza". Così il primo ministro irlandese, Enda Kenny, ha esortato a votare sì allo storico referendum di domani per legalizzare i matrimoni gay. L'Irlanda diventa così il primo Paese al mondo a fare decidere ai propri elettori sui matrimoni gay. Elettori che, secondo gli ultimi sondaggi, sono orientati nettamente per il sì, anche se gli attivisti invitano alla prudenza, ricordando che nel 1995 pronostici parlavano di una netta maggioranza in favore del divorzio che invece passò con un margine dello 0,6.

In ogni caso, per gli irlandesi si tratta di un momento storico, se si pensa che nel Paese, fortemente cattolico e tradizionalmente conservatore, l'omosessualità è stata depenalizzata solo nel 1993, dopo una battaglia legale durata 17 anni. Un passo enorme, quindi, ed alla velocità della luce, se un taoiseach - premier in gaelico - conservatore oggi afferma: "tutti devono avere il diritto di sposare la persona che amano". E poi scherza dicendo che non vuole diventare "un'icona gay".

Nel suo ultimo intervento, prima dell'inizio del silenzio elettorale, Kenny ha comunque voluto rassicurare chi ha fatto campagna contro le nozze gay, principalmente gruppi di ispirazione religiosa: "noi abbiamo la piena libertà religiosa, le chiese, di tutti i tipo, hanno il diritto di insegnare la loro dottrina, i loro principi e il loro credo. La legge civile è una questione separata" ha detto smentendo che le scuole religiose saranno costrette ad insegnare valori diversi dai loro.

Tornando ai sondaggi, gli ultimi pubblicati nel weekend dall'Irish Times indicano il 70% degli irlandesi in favore dellla campagna del sì che in queste settimane ha avuto testimonial di spicco nel mondo politico, dello sport, dello spettacolo e dei media. E non sono mancati 'coming out' eccellenti, come quello di Ursula Hallingan, nota commentatrice politica di TV3, che ha rivelato che si sarebbe "portata il segreto nella tomba se non fosse arrivato il referendum".

La 54enne giornalista ha raccontato le sofferenze provate quando a 17 anni si innamorò per la prima volta di una sua coetanea, in una società che, negli anni '70, considerava l'omosessualità "una perversione diabolica". "Per educazione, ero disgustata all'idea di essere innamorata di qualcuno del mio stesso sesso", ha detto spiegando di aver così cercato di "reprimersi" sviluppando sentimenti omofobici. "Per me non c'e' stato il primo bacio, festa di fidanzamento, matrimonio e fino a poco tempo fa neanche la speranza di tutto ciò", ha scritto in un articolo che ha commosso il Paese.

La trasformazione dell'Irlanda, che ha l'85% della popolazione cattolica, su questo fronte era iniziato già nel 2010, quando fu approvata la legge per le unioni civili, con cerimonie che si sono avute in tutta la contea. La campagna del non è guidata dai vescovi cattolici e da gruppi come "mothers and fathers matter" - che hanno puntato su manifesti con un bimbo tra la mamma e il papà - che sostengono che il matrimonio gay minaccia la famiglie e il suo miglior interesse e sono contrari all'idea di dare bambini in adozione a coppie gay.

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