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Israele, 86 giorni in sciopero della fame: leader Jihad muore in carcere

02 maggio 2023 | 07.30
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Khader Adnan, 44 anni, era stato arrestato lo scorso febbraio. Razzi da Gaza verso Israele dopo l'annuncio della morte. Hamas minaccia escalation, Anp chiede indagine internazionale

Afp
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Un leader della Jihad islamica palestinese, Khader Adnan, è morto questa mattina nel carcere di Nitzan, nella città di Ramle in Israele, dove era detenuto e dove 86 giorni fa aveva iniziato lo sciopero della fame. Come spiega il Servizio penitenziario israeliano, Adnan è stato trovato nella sua cella privo di sensi dopo aver rifiutato l'assistenza medica durante lo sciopero della fame. Adnan, che aveva 44 anni, è stato quindi trasferito all'Assaf Harofeh Hospital dove è stato constatato il decesso.

Adnan era stato arrestato lo scorso febbraio con l'accusa di far parte di una organizzazione terroristica e di incitamento. Ieri il Palestinian Prisoners Club aveva messo in guardia sulle salute di Adnan affermando che avrebbe potuto morire in qualsiasi momento. La Jihad islamica aveva minacciato una dura rappresaglia se questo fosse accaduto. Adnan era già stato in carcere per otto anni come membro della Jihad Islamica palestinese.

Alla notizia della morte di Adnan, la Jihad islamica ha lanciato tre razzi verso il sud di Israele. Subito dopo l'annuncio, le sirene sono suonate vicino al Kibbutz di Sa'ad. Le forze di difesa israeliane hanno riferito di tre razzi lanciati dalla Striscia di Gaza e atterrati in aree aperte, senza causare danni o feriti. Israele ''pagherà il prezzo della morte'' di Adnan, l'avvertimento lanciato dalla Jihad Islamica, che ha rivolto un appello per uno sciopero generale in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. "La sua morte rappresenterà una lezione per varie generazioni, non abbandoneremo questo impegno finché la Palestina rimarrà sotto occupazione", ha detto il gruppo islamico palestinese in una nota.

Israele ha ''la piena responsabilità della morte di Khader Adnan''. Così il portavoce di Hamas Hazem Kassem ha messo in guardia da una prossima escalation. ''E' stata una esecuzione a sangue freddo commessa dai servizi di sicurezza israeliani'', ha detto Kassem. ''Il popolo palestinese non lascerà passare questo crimine sotto silenzio e risponderà in modo adeguato. Il cammino della rivoluzione e della resistenza si intensificherà'', ha avvertito. Kassem ha anche punto il dito contro la comunità internazionale, affermando che "sta a guardare e non sostiene i prigionieri palestinesi, incoraggiando così l'occupazione a continuare i suoi crimini".

L'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha chiesto quindi che venga aperta una inchiesta internazionale. Si tratta di ''un omicidio volontario'', ha affermato il primo ministro dell'Anp Mohammad Shtayyeh, annunciando che avrebbe presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (Cpi).

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