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Istat abbassa le stime di crescita, rischi da tensioni mercato

21 novembre 2016 | 10.59
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Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

L'Istat taglia le stime di crescita dell'Italia e mette in guardia contro ulteriori rischi che aleggiano sul quadro delineato. A pesare sulla revisione al ribasso il rallentamento di investimenti e consumi.

Nel 2016 secondo l'Istituto di statistica il Pil si fermerà a +0,8%, 0,3 punti percentuali in meno di quanto previsto lo scorso maggio. "La minore vivacità dei consumi privati e degli investimenti ha portato a una revisione al ribasso del contributo della domanda interna al netto delle scorte di 0,2 punti percentuali. La domanda estera ha invece contribuito in misura lievemente negativa alla crescita (-0,1 punti percentuali)" si legge nelle 'Prospettive economiche 2016-17' calcolare includendo le misure della manovra di Bilancio del governo.

Nel 2017 si prevede un lieve miglioramento a +0,9%. Il tutto con il rischio che anche questo contenuto rialzo della crescita possa peggiorare ulteriormente. "Le incertezze legate al riaccendersi delle tensioni sui mercati finanziari potrebbero condizionare il percorso di crescita delineato", avverte l'Istat.

Sul fronte dell'inflazione non ci saranno sorprese positive fino a metà 2017. "Le spinte deflative continuano a interessare l'intero sistema dei prezzi", afferma ancora l'Istat, spiegando che guardando avanti "nei primi mesi del 2017 si prevede una ripresa dell'inflazione con una intensità più marcata nella seconda parte dell'anno", si legge.

Migliora invece il mercato del lavoro italiano. L'occupazione aumenterebbe nel 2016 (+0,9% in termini di unità di lavoro) congiuntamente a una riduzione del tasso di disoccupazione (11,5%), secondo quanto prevede l'Istat, che spiega come "i miglioramenti sul mercato del lavoro proseguirebbero anche nel 2017 ma a ritmi più contenuti: le unità di lavoro sono previste in aumento dello 0,6% e la disoccupazione si attesterebbe all'11,3%".

Va meglio il pil medio della zona euro, che nel 2016 crescerà il doppio di quello italiano, a +1,6%. Nella zona euro l’andamento favorevole del mercato del lavoro e la bassa inflazione hanno sostenuto il reddito disponibile delle famiglie, favorendo i consumi privati. Nel corso del 2017, oltre ai consumi, anche gli investimenti dovrebbero contribuire in misura crescente allo sviluppo della domanda interna. A remare contro la debolezza dei mercati dei paesi emergenti e la contestuale ripresa delle importazioni.

Ma il Qe favorirà le condizioni economiche. "In questo contesto - conclude - la Banca centrale europea è attesa continuare a perseguire una politica monetaria espansiva con l’obiettivo di contrastare il rischio deflativo e sostenere il credito a imprese e famiglie" scrive ancora l'Istat.

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