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Istat: immigrazione in calo, Marocco e Cina guidano la top ten degli arrivi

05 agosto 2014 | 12.34
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Durante il 2013 sono stati rilasciati 255.646 nuovi permessi, il 3,2% in meno rispetto all'anno precedente.

Istat: immigrazione in calo, Marocco e Cina guidano la top ten degli arrivi

Tra il 2012 e il 2013 si registra una diminuzione dei flussi di cittadini non comunitari verso il nostro Paese. Lo afferma l'Istat facendo riferimento ai dati del ministero dell'Interno. Durante il 2013 sono stati rilasciati 255.646 nuovi permessi, il 3,2% in meno rispetto all'anno precedente, quando se ne contavano 263.968. La contrazione risulta tuttavia molto più contenuta rispetto a quella del biennio 2011-2012 (27%).

La diminuzione degli ingressi riguarda in misura preponderante le donne (-5,0%), mentre per gli uomini il calo è più lieve (-1,4%). Le donne rappresentano il 47,8% dei nuovi flussi. A differenza del biennio precedente, la diminuzione tra il 2012 e il 2013 non ha riguardato i permessi per motivi di lavoro, che anzi sono cresciuti del 19,3%.

Al contrario si osservano variazioni percentuali negative per tutte le altre motivazioni; i permessi per famiglia sono calati del 10%, quelli per studio del 12% e quelli per asilo/motivi umanitari del 16,5%. I motivi familiari restano la modalità di ingresso prevalente in Italia (41,2%).

Se osservati in un periodo più lungo, compreso tra il 2007 e il 2013, i cambiamenti dei flussi migratori in ingresso sono ancora più evidenti. Nel 2007 gli arrivi per lavoro erano nettamente prevalenti e molto più consistenti in valore assoluto: 150.098 rispetto agli 84.540 di oggi. Dal 2007 al 2013, fa notare ancora l'Istat, i permessi per famiglia sono invece passati da 86.468 a 105.266, restando comunque, nonostante la contrazione registrata nell'ultimo biennio, la modalità più diffusa.

L'aumento di ingressi per lavoro tra il 2012 e il 2013 è superiore per gli uomini (+21,9%) rispetto alle donne (+14,3%). Per quanto riguarda le altre motivazioni, la diminuzione sia dei permessi per motivi umanitari che per motivi familiari ha riguardato più gli uomini (rispettivamente -18% e -12,5%) che le donne (-7,3% e -8,3). La diminuzione degli ingressi per motivi di studio ha invece interessato sia in termini percentuali sia assoluti più le donne che gli uomini.

Cambia anche la graduatoria delle prime dieci cittadinanze per numero di ingressi tra il 2012 e il 2013. Il primato nel 2013 spetta ora al Marocco (25.484) seguito da Cina (20.040) e Albania (16.202). L'Ucraina rientra nella graduatoria, collocandosi al quinto posto, con 14.162 nuovi ingressi. Avanza invece l'India che diventa il quarto Paese per numero di nuovi ingressi (15.448) mentre arretrano notevolmente gli Stati Uniti, passando dal quarto al settimo posto (11.751). Filippine e Moldova escono dalle prime dieci posizioni, mentre rientra il Senegal.

I motivi di ingresso variano di molto in base alla cittadinanza. Se per Marocco e Albania oltre il 58% dei nuovi flussi arriva per motivi di famiglia, nel caso degli ucraini i permessi per ricongiungimento pesano per meno del 31%, per il Bangladesh per poco più del 24% e per gli Stati Uniti per circa il 22%. Per Ucraina e Bangladesh sono invece i permessi per lavoro ad essere prevalenti (oltre il 60%). Nel caso degli Stati Uniti la motivazione più rilevante è lo studio (oltre il 44%). Tra i Paesi per i quali nel 2012 si sono registrati almeno 500 arrivi, gli incrementi maggiori hanno riguardato Eritrea (+160%), Somalia (73%) e Ucraina (62,6%).

Per i primi due si tratta nella quasi totalità dei casi di ingressi per asilo e motivi umanitari. È evidente che in un momento di crisi economica, alcuni fattori di spinta nei paesi di origine esercitano, più di altri, un peso decisivo sui flussi. Il 62% dei nuovi entrati dall'Ucraina hanno ottenuto un permesso di lavoro (probabilmente giovando del provvedimento di regolarizzazione dedicato a colf e badanti durante il 2013).

Non è tuttavia da escludere -sottolinea l'Istat- il ruolo giocato dalla crisi nel Paese dell'ex-Urss, che probabilmente farà sentire le sue conseguenze soprattutto sui flussi del 2014. Continuano a crescere i flussi dal subcontinente indiano e dalla Georgia. Al contrario, si registrano notevoli diminuzioni (tra il 39 e il 45%) per Costa d'Avorio, Burkina Faso, Ecuador e Ghana, come anche per la Moldova (-30%) e le Filippine (-24%).

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