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Crisi: Istat, telefonisti e call center i piu' insicuri e insoddisfatti

23 settembre 2014 | 14.55
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Indagine condotta insieme all'Isfol nel 2012/2013.

Crisi: Istat, telefonisti e call center i piu' insicuri e insoddisfatti

Sono i telefonisti e gli operatori dei call center i lavoratori più insicuri e insoddisfatti. A fotografare lo stato di disagio psicologico è una indagine condotta dall'Istat insieme all'Isfol nel 2012/2013 dal titolo 'Le professioni in tempo di crisi: competenze, abilità e condizioni di lavoro'. Su una scala di 'gradimento' del proprio lavoro da 0 a 100, infatti, i telefonisti e gli addetti ai call center totalizzano 24,5. Scoraggiati anche il personale domestico e i venditori con 30. Seguono, a distanza ravvicinata, le professioni tecniche nei musei (32,6), negli uffici giudiziari (34,6) e nell'ambito dei servizi statistici (37). Male anche la qualità del lavoro per alcune professioni non qualificate come i bidelli (36,6) e gli addetti al lavaggio dei veicoli (37,2), oltre agli addetti ai distributori di carburanti (37,6).

A peggiorare il quadro complessivo anche l'insicurezza che colpisce questi lavoratori. Tra quelli che la percepiscono in misura maggiore ritroviamo infatti gli addetti ai call center (11,3 in una scala da 0 a 100 dove 0 indica molto insicuro e 100 molto sicuro) e le professioni dello spettacolo (20,7). All'estremo opposto, invece, annota ancora l'Istat, l'insicurezza minima si registra nelle professioni universitarie (82,9 per cento), nella magistratura (89,1), gli ambasciatori (78,5) e le professioni della pubblica sicurezza (88,8).

Tra le professioni che offrono buone possibilità di realizzare le aspirazioni professionali, inoltre, dice ancora il dossier dell'Istat, si annoverano anche quelle dell'artigianato, come ad esempio gli artigiani coinvolti nella lavorazione del legno, delle pelli e del cuoio. Chi le svolge riceve anche un buon riconoscimento dei propri meriti (58,2 in una scala da 0 a 100), certamente più di quanto accada a chi svolge una professione di elevata specializzazione (55.2). Queste ultime, infatti, rispetto al riconoscimento dei propri meriti, sono penultime in graduatoria, seguite solo dalle professioni operaie non qualificate.

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