cerca CERCA
Venerdì 26 Aprile 2024
Aggiornato: 23:01
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Consob

Savona: "Debito al 200% è possibile"

14 giugno 2019 | 11.44
LETTURA: 5 minuti

Il presidente Consob si muove controcorrente: difende l'alto debito pubblico italiano, su cui pesano giudizi negativi "prossimi al pregiudizio" e fattori "distorsivi", e la sua sostenibilità, garantita dal risparmio delle famiglie italiane

(Afp)
(Afp)

Il debito pubblico italiano, nonostante le sue dimensioni, è sostenibile. Anzi, visto che non esiste "un legame ottimale fra debito pubblico e Pil", se la fiducia in un Paese è "solida" e la base di risparmio "sufficiente", livelli di indebitamento "nell'ordine del 200% rispetto al Pil non contrastano con gli obiettivi economici e sociali perseguiti dalla politica". Il presidente della Consob, Paolo Savona, nel suo primo incontro con la comunità finanziaria riunita a Piazza Affari a Milano, si muove controcorrente: difende l'alto debito pubblico italiano, su cui pesano giudizi negativi "prossimi al pregiudizio" e fattori "distorsivi", e la sua sostenibilità, garantita dal risparmio delle famiglie italiane.

Le attività finanziarie dell'Italia a fine 2018, ha ricordato Savona, ammontano a circa 16.300 miliardi di euro, con le famiglie che ne possiedono 4.200 miliardi. Il debito pubblico ammonta a 2.300 miliardi, mentre l'indebitamento delle famiglie resta "modesto, uno dei più bassi nel mondo sviluppato". Sull'Italia, insomma, c'è un "vociare a senso unico, che stordisce", come in quella "caverna di Platone" che rimanda immagini distorte della realtà.

Per l'economista ed ex ministro agli Affari europei, siccome la teoria economica e la ricerca empirica non sanno indicare il legame ottimale tra il debito pubblico e il Pil, l'esempio del Giappone, con un mix di bassa crescita, invecchiamento della popolazione e un debito/Pil al 236%, è "istruttivo". Tanto che la fiducia in un Paese e un adeguato livello di risparmio privato possono permettergli di arrivare a un rapporto del 200% fra indebitamento e Pil. Ancora molta strada, quindi, per il debito italiano, 'solo' al 131,2% del Pil, con la Commissione europea pronta a una procedura di infrazione per imporre una riduzione. Argomento su cui Savona preferisce non fare commenti, alla fine: "Non è mia intenzione né mio compito intervenire nel dibattito".

Questo non significa, ha continuato Savona, "che non esista un limite all’indebitamento, ma, come insegna un elementare criterio di razionalità economica, per garantirne la sostenibilità il suo saggio di incremento deve restare mediamente al di sotto del saggio di crescita del Pil". Per Savona se il criterio di razionalità economica "venisse accettato a livello europeo, si restituirebbe ai debiti sovrani, incluso quello italiano, la dignità di ricchezza protetta che a essi attribuiscono giustamente gli investitori". Tanto che il raggiungimento di questa condizione "allontanerebbe i sospetti sulla possibile insolvenza del nostro debito pubblico, oggettivamente infondati".

Quello che manca in questo momento, ha continuato l'ex ministro del governo Lega-Cinquestelle, è la fiducia degli investitori nei confronti dell'Italia. E quindi è "compito di chi riveste posizioni di vertice della politica, dell’economia e dei mezzi di informazione rafforzare la luce e abbassare i toni per ristabilire la fiducia sul futuro del Paese". Il binomio fiducia-crescita riceverebbe poi "un impulso rilevante" da nuovi investimenti pubblici e privati, nell'ordine di 20 miliardi, l'unico modo per uscire, secondo Savona, dal problema della "crescita-zero".

Oltre a un clima di fiducia e a un solido risparmio, Savona ha indicato un terzo fattore in grado di dare un contributo significativo alla stabilità finanziaria: la creazione di un European safe asset, un titolo europeo privo di rischio. Non un eurobond, visto che l'Unione europea "rifugge dalla mutualizzazione dei rischi finanziari nazionali", ma bond emessi dal fondo salva-Stati Esm, lo European Stability Mechanism. Il presidente della Consob ha sottolineato che "l’unico safe asset esistente oggi in Europa è di fatto il Bund tedesco". Il sistema è però "asimmetrico, dato che l’emissione è controllata da un solo Paese", mentre la domanda "viene da tutti i membri dell’unione monetaria". Questa asimmetria "è un fattore di instabilità del sistema finanziario dell’eurozona. E comporta fughe di capitale durante le crisi, ostacolando il corretto funzionamento della politica monetaria comune".

Come se non bastasse l'offerta di Bund tedeschi "è sempre più scarsa a causa della politica di avanzi del bilancio pubblico della Germania, mentre la domanda è crescente, sia in Europa che nel resto del mondo". La liquidità europea viene quindi spinta verso l’esterno, in particolare verso i titoli di Stato statunitensi.

Invece uno European safe asset alternativo ai Bund tedeschi e ai Treasury Bill statunitensi, ha sottolineato Savona, "migliorerebbe la razionalità distributiva della creazione monetaria, governerebbe taluni disturbi alla stabilità finanziaria anche provenienti dai debiti sovrani in eccesso, attenuerebbe le divergenze nei tassi dell’interesse all’interno dell’eurozona". Sul piano operativo, secondo Savona, "si potrebbe utilizzare il potere di raccolta insito nell’Esm per emettere un titolo avente le caratteristiche richieste da tutti gli investitori globali di liquidità. L’euro ne risulterebbe rafforzato come valuta internazionale". L’Esm dovrebbe poi destinare i fondi raccolti con i safe asset "per concedere prestiti agli Stati membri che disporrebbero di una fonte alternativa e a basso costo per il rifinanziamento del loro debito pubblico".

Savona ha ricordato che "analisti di mercato, persone in posizione di rilievo nelle istituzioni e singoli studiosi raccomandano questa innovazione", sostenuta anche dal governatore della Banca d’Italia. E anche la Commissione europea due giorni fa "ha emesso un comunicato sul futuro dell’eurozona nel quale indica la nascita di un safe asset parte essenziale per il completamento dell’unione bancaria". Ma l'introduzione di questi Esm-bond "va definita in parallelo con ogni possibile scelta sul trattamento regolatorio dei titoli sovrani nei portafogli delle banche", i tetti che alcuni Paesi, fra cui la Germania, vorrebbero imporre agli istituti di credito. "Sarebbe grave se la scelta da fare, risolvendo i problemi di stabilità monetaria, ne creasse di nuovi per la stabilità finanziaria".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza