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Italiani di Crimea: "Molto preoccupati, non vogliamo diventare russi"

10 marzo 2014 | 12.55
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Italiani di Crimea:

Preoccupati e allarmati, temono la guerra civile e soprattutto non vogliono diventare russi. E' lo stato d'animo degli italiani di Crimea, una comunità che conta tra le 300 e le 500 persone, discendente di emigrati che arrivarono nella penisola alla fine dell'Ottocento, e poi furono vittime delle deportazioni ordinate da Stalin, che li privò del passaporto italiano.

"Siamo molto allarmati per la situazione, che è imprevedibile e molto tesa - dice all'Adnkronos da Kerch, cittò portuale della Crimea, Giulia Giacchetti Boico, presidente dell'associazione Cerkio, che riunisce la comunità italiana - Noi speriamo che si arrivi a una soluzione pacifica". Figlia di deportati, nipote di emigranti arrivati da Trani che facevano i contadini e i marinai, autrice del libro 'L'Olocausto sconosciuto', la Giacchetti Boico parla del referendum di domenica prossima, nel quale la popolazione, in maggioranza di origine russa, è chiamata a pronunciarsi sull'adesione alla Russia. "Per ora non si capisce se i risultati saranno legittimi o meno - spiega - Ma andremo a votare, perché bisogna esprimere la nostra visione del problema, è meglio far parlare la gente con un referendum che con un intervento armato, questa è la democrazia". Quella del referendum, comunque, "è una decisione troppo affrettata", sottolinea la Giacchetti Boico, che spera ancora "in una soluzione democratica e pacifica", magari attraverso la concessione di una maggiore autonomia alla già autonoma Repubblica di Crimea, "noi italiani siamo sopravvissuti a problemi molto più tragici, siamo pronti a collaborare".

La presidente dell'associazione Cerkio spera poi, in caso di secessione della Crimea dall'Ucraina, di "non perdere i contatti con l'ambasciata italiana a Kiev, che ci è sempre stata vicina". "Secondo la legge in vigore in Italia, noi non possiamo riavere la cittadinanza italiana perché sono passati più di 50 anni da quando siamo stati privati del passaporto - spiega - ma l'ambasciata ci ha sempre aiutato, ci fa avere i visti senza problemi". Ma, continua, "a noi piacerebbe avere permessi di soggiorno più lunghi, per visitare i nostri parenti o studare la lingua, o il diritto di rinnovare la cittadinanza".

La stessa preoccupazione della Giacchetti Boico è condivisa da Igor Fedorov, russo, sposato con Anna, i cui bisnonni arrivarono anche loro dalla Puglia. "Abbiamo paura che possa scoppiare la guerra civile, anche una guerra mondiale - dice Fedorov, che ha studiato l'italiano alla Dante Alighieri e lavora nel settore turistico - Non tutti vogliono passare con i russi, il 70% della popolazione vorrebbe l'adesione della Crimea, ma noi no e anche i tatari" vorrebbero restare sotto l'Ucraina. "Noi siamo ostaggio della situazione - denuncia - e se succedesse qualcosa, non potremmo neanche andarcene velocemente, perché abbiamo passaporti ucraini".

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