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L.elettorale: Fi divisa su Aventino, ma su ok finale solo Romano 'dissidente'

04 maggio 2015 | 19.36
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L'ex ministro siciliano, vicino all'area Fitto, marca la differenza con la gestione Brunetta restando in Aula: "Resto e voto contro, perchè credo in una democrazia parlamentare avanzata". Anche il verdiniano doc D'Alessando non abbandona l'emiciclo, ma rispetta la disciplina del gruppo: "E' stato un errore uscire, Renzi ha la maggioranza anche senza la sua minoranza...".

FOTO RAVAGLI/INFOPHOTO - INFOPHOTO
FOTO RAVAGLI/INFOPHOTO - INFOPHOTO

Sulla scelta aventiniana per l'ok finale all'Italicum, Forza Italia perde per strada qualche pezzo, ma recupera più di una decina dei 20 deputati che sugli ordini del giorno avevano violato la disciplina di gruppo, presentandosi in Aula. L'unico a votare (contro) in netto dissenso con la linea di partito è stato l'ex ministro vicino all'area Fitto, Saverio Romano: "Resto in Aula, perchè credo in una democrazia parlamentare avanzata. Ritengo che questa sovranità del popolo che gli appartiene deve restare al popolo e il governo, anche sbagliando, deve poter fare il suo lavoro e le opposizioni non possono sostituirsi alle scelte del popolo".

"C'e' il mio no convinto all'Italicum e alla luce del sole", sottolinea Romano, che anche in passato, in occasione del voto sulle riforme, non aveva abbandonato l'emiciclo. Era presente in Aula, ma a differenza di Romano non ha votato, anche il 'verdiniano doc' Luca D'Alessandro, che spiega: ''E' stato uno sbaglio lasciare l'Aula. Oggi è stata scritta una pagina triste non per il voto per l'Italicum, ma perchè imponendoci di uscire dall'Aula abbiamo dato a Renzi la possibilità di dimostrare plasticamente con 334 sì che può contare su una maggioranza senza la minoranza Pd...''.

Raccontano che D'Alessandro era pronto a votare a titolo personale per l'astensione con il voto segreto per marcare la sua contrarietà, ma è stato frenato da Denis Verdini. Nel mirino dei verdiniani e dei fittiani è tornata, dunque, la gestione Brunetta del gruppo alla Camera, ma il presidente dei deputati, che assicura di aver seguito le indicazioni concordate con Silvio Berlusconi, si difende: ''Quella di Renzi è stata una vittoria di Pirro. Oggi si dimostra che la riforma costituzionale al Senato non ha più i numeri". I lealisti forzisti, presenti oggi alla riunione dell'assemblea dei deputati convocata alle 10.30 da Brunetta (mancavano tutti i 'ricostruttori' e quasi tutti i verdiniani) hanno seguito il capogruppo, anche per non dare adito all'accusa di non voler perdere la diaria giornaliera. Nel rispetto della linea del partito, non ha partecipato al voto, sia sugli odg, sia su quello finale, disertando l'Aula, anche il questore Gregorio Fontana.

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