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Ius soli, via dal calendario del Senato

12 settembre 2017 | 17.16
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(Fotogramma)
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Lo ius soli sparisce dal calendario dei lavori delle prossime settimane del Senato. E' emerso alla fine della conferenza dei capigruppo. Il capogruppo Pd Luigi Zanda ha detto che "per approvarlo servono i voti e chi nella maggioranza lo ha approvato alla Camera non lo vota al Senato".

"La legge sullo ius soli è un provvedimento fondamentale, che va assolutamente portato a termine prima della conclusione della legislatura. Da esso dipendono tanto la qualità civile e culturale della società italiana, quanto il futuro del nostro Paese, caratterizzato da un costante invecchiamento della popolazione", dicono senatori del Pd Daniele Borioli, Rosaria Capacchione, Valeria Cardinali e Camilla Fabbri.

"Al tempo stesso -sottolineano- è indispensabile in questo delicatissimo passaggio della vita parlamentare salvaguardare la tenuta del Governo, preservandolo dal rischio di tensioni e fratture nel momento in cui esso ha il compito fondamentale di mettere a frutto i segni incoraggianti della ripresa economica. Nessuna rinuncia quindi, ma solo la consapevolezza politica che serve un accordo solido, dopo il Def, per l'approvazione definitiva di una legge di civiltà".

"Niente legge sullo Ius soli in Senato a settembre, una vittoria della Lega e del buon senso. La nostra battaglia va avanti, grazie Amici! La cittadinanza non si regala. #NoIusSoli #stopinvasione", twitta il segretario della Lega, Matteo Salvini. "Nuovo rinvio su #IusSoli. Si nega la cittadinanza a 800.000 ragazzi italiani. È una resa culturale inaccettabile e un cedimento alla destra", afferma invece il coordinatore nazionale di Articolo Uno – Mdp Roberto Speranza sempre su Twitter.

Per Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Alternativa popolare, "sullo Ius soli, dimostrando grande senso di responsabilità, il presidente del Consiglio ha ascoltato la nostra richiesta e ha giudicato inopportuna la richiesta di un voto di fiducia su una questione così delicata e divisiva e non certamente prioritaria rispetto ad altre decisioni urgenti per il Paese, le famiglie, le imprese. Di questo si è finalmente convinto anche il Pd, che non l'ha fatto mettere all'ordine del giorno dei lavori al Senato. Non è la vittoria di nessuno, ma del buon senso, della responsabilità del governare e del realismo".

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