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Iraq: jihadisti avanzano nel nord, fuga in massa dei cristiani

07 agosto 2014 | 16.58
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I miliziani dello 'Stato islamico' hanno preso il controllo di diverse città a maggioranza cristiana del nord dell'Iraq, innescando una fuga di massa da queste zone. Qaraqoush e Talkeef nelle mani dei jihadisti dopo il ritiro dei peshmerga.

Iraq: jihadisti avanzano nel nord, fuga in massa dei cristiani

I miliziani dello 'Stato islamico' hanno preso il controllo di diverse città a maggioranza cristiana del nord dell'Iraq, innescando una fuga di massa da queste zone. I jihadisti, scrive l'agenzia di stampa Dpa sulla base di testimonianze di abitanti dell'area ora sfollati, hanno preso anche il controllo di Qaraqoush, la più grande città a maggioranza cristiana, e dei villaggi limitrofi, dopo il ritiro delle forze curde che hanno 'protetto' la zona negli ultimi due mesi.

Sempre oggi i miliziani hanno preso il controllo di Talkeef, a nord di Mosul, dopo il ritiro dei peshmerga. "La maggior parte delle famiglie sta fuggendo verso la provincia di Duhok, in Kurdistan", ha detto un iracheno alla Dpa.

Circa 100mila cristiani sono stati costretti a fuggire dalla provincia settentrionale di Ninive verso il Kurdistan. Il patriarca caldeo di Baghdad, Mar Louis Raphael I Sako, ha raccontato ad Asianews di un "esodo, di una vera via crucis, con i cristiani in marcia a piedi, nella torrida estate irachena, verso la salvezza nelle città curde di Erbil, Duhok e Soulaymiya".

Molte località irachene dove i peshmerga si erano insediati a giugno sono cadute nell'ultima settimana nelle mani degli insorti. Lo 'Stato islamico' a giugno ha preso il controllo di varie zone dell'Iraq. Secondo Sako prima dell'avvio delle operazioni americane in Iraq nel 2003, nel Paese c'erano circa 1,2 milioni di cristiani. Adesso, dopo un anno di violenze, scrive la Dpa, sono circa 500mila.

Oggi, secondo la tv Alsumaria, almeno sei persone sono rimaste uccise a Kirkuk in un attacco con autobomba. Nel mirino, stando a fonti della sicurezza locale, sono finiti un luogo di preghiera e un centro per gli sciiti.

Intanto continua lo stallo politico a causa della mancanza di accordo tra le fazioni politiche rivali sulla nomina del nuovo premier. Il primo ministro uscente, lo sciita Nuri al-Maliki, è al potere dal 2006, è sotto accusa per l'escalation di violenze, per aver posto ai margini la minoranza sunnita e punta al terzo mandato.

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