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Jobs Act: il sondaggio, riforma non risolutiva della crisi

27 giugno 2015 | 12.47
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Jobs Act: il sondaggio, riforma non risolutiva della crisi

“La riforma del lavoro? Di sicuro non risolutiva della crisi, per la quale occorrerebbero semmai interventi strutturali economici, ma sempre meglio che niente". E’ quanto emerge da un sondaggio della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro presso gli iscritti, diffuso al 'Festival del lavoro' di Palermo. Alla domanda da quanto tempo i lavoratori assunti erano inquadrati dalla stessa azienda con contratti flessibili, è emerso che quasi il 90% era occupato da meno di due anni. E solo il 10% dei datori di lavoro si ritiene soddisfatto dei contenuti del Jobs Act, in quanto ritenuto uno strumento essenziale per lo sviluppo dell’impresa.

Un terzo dichiara che avrebbe preferito un’altra tipologia di intervento o, addirittura, lo trova inutile. Ma la preoccupazione maggiore degli intervistati riguarda cosa accadrà tra 36 mesi e cioè alla fine degli incentivi previsti dalla legge di stabilità 2015, la norma che consente ai datori di lavoro di non pagare i contributi Inps per tre anni fino a poco più di 8 mila euro.

"Il dato che si evidenzia in modo chiaro e netto -si legge- è quello 'psicologico': l’intervento legislativo sul mercato del lavoro, ha avuto effetto ('meglio di niente' è un giudizio spesso evidenziato nel sondaggio), ma solamente perché ha dato la sensazione che qualcosa può cambiare per gli imprenditori e per i lavoratori". Nel senso che "ha dato uno 'scossone' al mondo del lavoro e, quindi, può essere considerato un inizio, ma non certamente sufficiente ad invertire la rotta della crisi economica", conclude.

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