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Jobs Act, Renzi: "Dissenso di alcuni nel Pd? Non mi toglie il sonno"

02 novembre 2014 | 13.51
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Il presidente del Consiglio a Bruno Vespa per il libro “Italiani voltagabbana. Dalla prima guerra mondiale alla prima repubblica sempre sul carro del vincitore”. "Scissione nel Pd? La nostra gente non capirebbe"

Foto Infophoto - INFOPHOTO
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“La delega sul lavoro alla Camera non cambierà rispetto al Senato. Alcuni dei nostri non voteranno la fiducia? Se lo fanno per ragioni identitarie, facciano pure. Se mettono in pericolo la stabilità del governo o lo fanno cadere, le cose naturalmente cambiano”. Lo dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Bruno Vespa per il libro “Italiani voltagabbana. Dalla prima guerra mondiale alla prima repubblica sempre sul carro del vincitore” in uscita giovedì 6 novembre.

“A differenza del passato -dice Renzi a Vespa- io non ho il complesso del ‘nessun nemico a sinistra’. Non accetto la logica dello spostarci a sinistra anche noi per impedirlo. Se qualcuno dei nostri vuole andare con la sinistra radicale che ha attraversato gli ultimi vent’anni , in nome della purezza delle origini, faccia pure: non mi interessa. E’ un progetto identitario fine a se stesso e certo non destinato a cambiare l’Italia. Lo rispetto, ma non mi toglie il sonno. Il sonno me lo tolgono le crisi industriali, i disoccupati, la mancanza di peso nella lotta alla burocrazia, certo non Vendola o Landini”.

“Ho grandissimo rispetto per la piazza della Cgil e per i parlamentari che hanno partecipato a quella manifestazione – prosegue Renzi nel libro di Vespa -. Ma – visto che ci chiamiamo progressisti - io sono per il cambiamento che è nel dna della sinistra. E a casa mia la sinistra che non si trasforma si chiama destra”.

Vespa chiede se il Pd non teme di perdere i suoi elettori che erano il 25 ottobre in piazza con la Cgil. “Non era la piazza del Pd, ma c’era anche gente del Pd. Se penso di perderla? E’ più facile perdere qualche parlamentare che qualche voto. La modifica dell’articolo 18 preoccupa più qualche dirigente e qualche parlamentare che la nostra base. Se si arrivasse a una scissione,ma non ci si arriverà, la nostra gente sarebbe la prima a chiedere: che state facendo?”.

Alla domanda se il fallimento del rapporto con Susanna Camusso sia anche frutto della mancanza di feeling personale, il premier risponde: “Non è una questione di feeling personale, ci mancherebbe. E’ un’idea del paese, della sua modernizzazione, del ruolo di governo e della rappresentanza civile, non un fatto umano o interpersonale”.

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