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Juncker a Renzi: "Non sono il capo di una banda di burocrati". Dura replica: ''Pretendo rispetto per l'Italia''

04 novembre 2014 | 16.31
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Il neo presidente della Commissione europea: "Invito tutti i primi ministri a rispettare la mia istituzione perché non siamo meno legittimati rispetto ad altri". Il presidente del Consiglio: "Non vado in Europa con il cappello in mano"

(Xinhua)
(Xinhua)

“Devo dire al mio caro amico Renzi che io non sono il presidente di una banda di burocrati. Io sono il presidente della Commissione europea, che è una istituzione europea. Quindi invito tutti i primi ministri a rispettare la mia istituzione perché non siamo meno legittimati rispetto ad altri”. Lo ha detto il neo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, intervenendo alla conferenza dei presidenti al Parlamento europeo dedicata all'esito dell'ultimo vertice Ue dei capi di Stato e di governo.

Juncker si è lamentato delle critiche di alcuni premier al termine del vertice, fra cui lo stesso Renzi e il britannico David Cameron. "Non mi è piaciuto - ha aggiunto - il modo in cui si sono comportati alcuni primi ministri dopo il summit. Credevo che il Consiglio europeo fosse stato creato per risolvere problemi, non per amplificarli".

Dura la replica del presidente del Consiglio italiano. ''Per l'Italia, la sua storia, il suo futuro chiedo rispetto. Anzi: pretendo il rispetto che il Paese merita", twitta Renzi.

"Ce la stiamo giocando, non l'abbiamo vinta né persa ma stiamo facendo dei gol - dice in un'intervista a 'Ballarò' - E' cambiato il clima per l'Italia, in Europa non vado a dire 'per favore ascoltateci', non vado con il cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare e l'ho spiegato anche a Barroso e Juncker''.

A replicare al presidente della Commissione europea anche Sandro Gozi e Stefano Fassina. "Nessuno dice che Juncker sia un tecnocrate, ma è bene per l'Italia e l'Europa che non dia troppo ascolto ai tanti tecnocrati che lo circondano" ha affermato il sottosegretario agli Affari europei.

Per Fassina, "il presidente Juncker prima di rispondere al governo italiano dovrebbe chiedere scusa per gli errori compiuti in questi anni dalla Commissione Barroso, per gli interessi miopi tutelati e per aver contribuito a portare l'eurozona sull'orlo del collasso". E "il governo italiano, piuttosto che fare battute sui burocrati della Commissione, dovrebbe conquistare una qualche autonomia culturale e politica da Bruxelles e da Berlino. Invece, si piega all'agenda dei conservatori europei sia sulla delega lavoro sia sulla legge di stabilità. Il risultato - ha concluso - sono tante battute e un altro anno di stagnazione dell'economia e dell'occupazione".

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