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Kazakistan, oggi al voto: Tokayev e la rivoluzione di velluto

20 novembre 2022 | 12.00
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Il presidente certo della rielezione ha un piano di riforme economiche e politiche che guarda fino al 2029

Kazakistan, oggi al voto: Tokayev e la rivoluzione di velluto

Un programma di riforme ambizioso, un'opposizione interna morbida e una rielezione certa. Kassym-Jomart Tokayev sarà con ogni probabilità confermato presidente del Kazakistan in questo voto anticipato che lo vede contrapposto a figure di secondo piano. Nato 69 anni fa ad Almaty, ritenuta la capitale economica del Paese, Tokayev ha iniziato la sua carriera nel 1975 presso il ministero degli Esteri dell’allora Urss, con incarichi a Singapore e in Cina. Il primo incarico di governo lo ricopre nel 1992 come vice ministro degli Esteri. La sua scalata al potere da allora è inarrestabile. Ministro degli Esteri, primo ministro, presidente del Senato, vice segretario generale delle Nazioni Unite, direttore generale dell'Onu a Ginevra e, infine, la presidenza del Paese. Il 9 giugno 2019 viene eletto con il 71% dei voti. Autore di 10 libri sulle relazioni internazionali, Tokayev - riferisce la sua biografia ufficiale- è divorziato, ha un figlio di nome Timur e per 13 anni è stato a capo della Federazione di tennis tavolo.

Le elezioni di oggi rappresentano un altro evento decisivo in un anno chiave per il Kazakistan, iniziato con proteste di massa che hanno messo in pericolo esistenziale la stessa presidenza Tokayev, 'salvata' dall’intervento di un contingente russo sotto l'egida dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto) che ha sedato la rivolta. Da allora, Tokayev ha cercato di consolidare la sua posizione. Ha licenziato i lealisti dell'ex presidente Nursultan Nazarbayev, rimosso dalla costituzione i privilegi per la sua famiglia e delineato un programma di riforme politiche ed economiche per un "Kazakistan giusto ed equo".

Secondo gli osservatori, per Tokayev questo è il momento ottimale per portare il Paese alle urne. Dopo aver rimosso dalla scena l’ingombrante famiglia Nazarbayev e il fardello di corruzione che l’accompagnava e aver avviato un programma di riforme, è forse all'apice della sua popolarità.

Pur presentandosi come un riformatore, il modello che sembra ispirare la sua presidenza è quello della modernizzazione autoritaria. Forse non è una coincidenza che i due incarichi di Tokayev come diplomatico in epoca sovietica siano stati nella Singapore di Lee Kuan Yew e nella Cina di Deng Xiaoping. Le riforme politiche di Tokayev hanno l'obiettivo dichiarato di favorire l'ascesa di alternative politiche credibili al suo partito Amanat, tuttavia, le dichiarazioni dei suoi 'rivali' per la presidenza sono tutte piuttosto benevole nei suoi confronti. L'azione del presidente, inoltre è concentrata sul miglioramento economico e sull'aumento dell'efficienza della pubblica amministrazione.

Proprio l'economia è una delle sfide principali che il Paese è chiamato a superare. Mentre sul piano interno la popolazione sta facendo fronte a un significativo aumento del costo della vita, esacerbato dalla guerra in Ucraina, il programma di Tokayev mira a combattere la presenza eccessiva dello Stato, i monopoli, la bassa produttività e la corruzione - tutti elementi che hanno contribuito alla creazione di un'economia ad alta inflazione e bassi salari. Tuttavia, Tokayev dovrà fare alcune scelte difficili. La realizzazione di riforme orientate al mercato richiederà sacrifici per la popolazione in cambio di una promessa di crescita futura. La liberalizzazione dei prezzi incoraggerà maggiori investimenti, ma aumenterà il costo dei beni di prima necessità. La privatizzazione renderà l'economia più dinamica, ma comporterà licenziamenti. La riduzione dello stimolo fiscale farà calare l'inflazione, ma ridurrà anche gli aiuti necessari per le famiglie più povere. 'De-oligarchizzare' l'economia kazaka richiederà un'azione coraggiosa che parta dalla rinuncia alla tentazione di premiare i propri alleati.

C’è poi il nodo geopolitico da sciogliere, con il Kazakistan in una poco invidiabile posizione. Dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’ex repubblica sovietica sta camminando su un filo molto stretto tra la Russia e l'Occidente. Astana continua a descrivere Mosca come un partner strategico, ma non ha riconosciuto le sue annessioni territoriali in Ucraina e ha rispettato il regime delle sanzioni occidentali. Sebbene questa posizione sia coerente con la posizione del Kazakistan sull'Ucraina dal 2014, il contesto è cambiato radicalmente.

Il Cremlino, vedendo la guerra in corso come una battaglia esistenziale con l'Occidente, ha considerato la neutralità del Kazakistan come un tradimento e ha fatto velate minacce contro Astana, in particolare attraverso un'ordinanza di un tribunale, successivamente revocata, che sospendeva il trasporto del petrolio dal Kazakistan al Mar Nero, via Russia, attraverso il Caspian Pipeline Consortium.

In risposta alla guerra, Tokayev ha anche ravvivato la politica estera multi-vettoriale del Kazakistan approfondendo i legami con le nazioni occidentali, la Turchia, il Golfo e la Cina. A settembre, il cinese Xi ha visitato Astana per la sua prima visita all'estero dallo scoppio della pandemia. Visita che è suonata come un avvertimento alla Russia di non destabilizzare il Kazakistan. Tuttavia, l'opposizione della Cina a un potenziale intervento russo in Kazakistan non significa che Pechino e Mosca non condividano interessi nella regione. A partire da quello di tenere le potenze occidentali - in particolare gli Stati Uniti - fuori dall'Asia centrale.

Per realizzare la sua 'rivoluzione di velluto' a Tokayev non resta che essere rieletto: il suo nuovo mandato scadrà nel 2029 come stabilito dalla riforma costituzionale approvata a giugno che ha stabilito un unico mandato presidenziale di sette anni. Ma il 2029 è lontano e molte cose potranno cambiare.

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