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Khalifa: "Io vittima pestaggio razzista, oggi ho lavoro fisso"

11 febbraio 2020 | 16.03
LETTURA: 4 minuti

A luglio 2018 fu massacrato di botte a Partinico. Poi la sua rinascita e il lavoro come chef all'Ars. "Gli stupidi sono ovunque, Palermo è la mia casa"

Khalifa Dieng con il presidente dell'Ars Miccichè
Khalifa Dieng con il presidente dell'Ars Miccichè

di Rossana Lo Castro
"Anche in Africa ci sono gli stupidi e i violenti. Ci sono in Europa e ci sono in Italia. E' gente che non sa stare al mondo. Ma a Bouba dico solo 'futtitinni' (fregatene ndr)". Khalifa Dieng, 21 anni senegalese, due anni fa a Partinico, nel Palermitano, era rimasto vittima di una brutale aggressione a sfondo razziale. "Vattene via sporco negro, tornatene al tuo paese", gli hanno urlato prima di picchiarlo selvaggiamente. Calci e pugni al volto e al corpo proprio come a Boubacar Kande, il 20enne, anche lui di origini senegalesi, aggredito sabato notte, mentre tornava a casa dopo il lavoro, nella centralissima via Cavour, a Palermo, da un gruppo di giovanissimi. In Sicilia Khalifa era arrivato con un barcone nel 2016. Insieme all'operatore della comunità che lo ospitava, il 26 luglio del 2018, era in piazza Santa Caterina. Cercavano un altro ospite della struttura che non aveva fatto rientro.

L'incubo è iniziato davanti ai tavolini di un bar. Lo hanno accerchiato, bloccato e picchiato. Lui non ha provato neppure a reagire. Ha solo alzato per braccio per ripararsi da quella violenza insensata. "Sono italiano, sono come te" ha detto ai suoi aggressori che lo stavano massacrando. Tre lunghi minuti di violenza e terrore, ripresi dalle telecamere degli impianti di videosorveglianza della zona che oggi Khalifa non vuole ricordare. "Bisogna andare avanti. Nella vita occorre imparare a non voltarsi indietro, ogni tanto si incontrano persone stupide, bisogna avere pazienza e non abbattersi. Io l'ho fatto", dice in una intervista all'Adnkronos. Per lui a febbraio dello scorso anno è iniziata una nuova vita. Uno stage all'Assemblea regionale siciliana per diventare uno chef e oggi un lavoro a tempo indeterminato con la società cooperativa 'Abathia' che gestisce il servizio bar self service e ristorante a Palazzo dei Normanni.

Un sogno diventato realtà. "Devo dire grazie a Gianfranco (Miccichè, ndr), lui è la persona più importante della mia vita, mi ha dato una seconda opportunità, una grande opportunità... Adesso ho un lavoro e tutti mi vogliono bene. Sono felice", dice con un sorriso dolce. A distanza di due anni da quel brutale pestaggio Khalifa non ha dubbi. "Amo la Sicilia e a Palermo mi sento a casa, non me ne andrei per nessun motivo al mondo. Qui ho incontrato tante persone perbene, gentili, accoglienti. Tanti sono venuti da me a esprimermi la loro solidarietà allora come oggi".

Per lui "a Palermo non c'è razzismo", ma "gli stupidi sono ovunque, qui come in Africa. Serve pazienza". La storia di Boubacar l'ha sentita alla tv. "Ha fatto bene a denunciare quello che gli è successo - dice -. Perché così altri possano seguire il suo esempio e perché non si verifichino più simili episodi. Si può litigare, discutere anche animatamente, ma è intollerabile usare la violenza". Gli aggressori di Khalifa sono stati identificati, arrestati e condannati. A identificare quelli di Boubacar stanno lavorando gli investigatori della Polizia, dopo la denuncia del giovane. "E' da stupidi insultare qualcuno per il colore della pelle", dice Khalifa, che al suo connazionale dà un consiglio: "Dimentica e guarda avanti. Futtitinni (fregatene, ndr)", dice in un perfetto palermitano.

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