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Infuria la battaglia a Kobane, uccisi nei raid della coalizione 40 combattenti

08 ottobre 2014 | 08.36
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Violente proteste anti-Is in Turchia, almeno 18 i morti. Voli sospesi per Diyarbakir. Dalla fedeltà al califfo alla supervisione dei contenuti, le 11 regole imposte ai media dall'Is

Infuria la battaglia a Kobane, uccisi nei raid della coalizione 40 combattenti

Infuria la battaglia a Kobane, la città siriana a maggioranza curda a ridosso del confine con la Turchia cinta dall'assedio dello Stato Islamico. Dopo l'appello dell'inviato speciale dell'Onu, Staffan de Mistura, affinché la comunità internazionale intervenga a difesa della città, si sono intensificati i raid delle forze della coalizione guidate dagli Stati Uniti e circa 40 combattenti sono stati uccisi. Lo hanno riferito su Facebook gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, citando fonti all'interno della città.

In Turchia l'avanzata dei jihadisti dell'Is ha provocato violente proteste con incidenti in numerose città. Secondo i media turchi il bilancio degli scontri di ieri è di almeno 18 morti e diversi feriti. In particolare otto persone, stando al sito web del giornale Hurriyet, sono rimaste uccise a Diyarbakır, dove oggi le scuole resteranno chiuse e dove la Turkish Airlines, la compagnia di bandiera turca, ha cancellato tutti i voli in programma.

Tre persone hanno perso la vita nella città di Mardin, nel sud est, e un'altra nella provincia orientale di Van. Un ragazzo di 25 anni, come riportato dall'agenzia di stampa Anadolu, è morto a Varto, nell'est del Paese, dove si sono registrati scontri tra manifestanti e polizia. Due persone sono morte nel distretto di Kurtalan, nel sudest della Turchia, altrettante nel distretto di Dargecit, sempre nel sudest, e un manifestante è morto a Batman.

A Istanbul si è registrato un attacco con molotov contro un bus nel distretto di Beyoglu e almeno una persona è rimasta ferita dopo l'intervento della polizia contro un gruppo di manifestanti nel distretto di Kadikoy. Tensioni anche nel distretto di Bagcilar. Ad Ankara la polizia è intervenuta con lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere una protesta. Manifestazioni si sono registrate ieri in tutte le principali città della Turchia, comprese Antakya e Antalya. In alcuni distretti di sei province turche è stato imposto il coprifuoco.

"La Turchia deve garantire assistenza umanitaria a Kobane, ma non deve diventare parte di questa guerra e non deve esserne coinvolta", ha ribadito Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito di opposizione in Turchia, il laico Chp (Partito repubblicano popolare), in un'intervista al giornale turco Hurriyet in cui sostiene che la "priorità" del governo di Ankara non sia l'Is, "ma il regime siriano" di Bashar al-Assad. "I soldati turchi non dovrebbero entrare nel territorio siriano. C'è chi vuole trascinare la Turchia in Siria e la Turchia non deve fare questo gioco", ha proseguito Kilicdaroglu accusando il presidente Recep Tayyip Erdogan di "voler diventare un 'leader straordinario' con il sogno di una 'guerra a poco prezzo' in Siria".

"Credo che il governo stia ancora aiutando l'Is. Ci sono notizie secondo cui alcune delle armi e dei fondi dell'Is sono di origine turca - ha affermato - I miliziani dell'Is feriti nei combattimenti vengono curati in Turchia. Da un punto di vista umanitario non c'è dubbio sul fatto che si debba fornire assistenza umanitaria a chiunque ne abbia bisogno. Ma non si deve permettere che i miliziani tornino a combattere dopo la convalescenza. Bisogna arrestarli".

"Cosa sta facendo il governo? Li rimanda indietro e questo significa aiutarli. Se il governo vuole combattere l'Is - ha proseguito il leader del Chp - deve smettere di sostenerlo. Deve controllare le cellule che reclutano persone per l'Is in Turchia, deve chiudere le frontiere per i militanti che arrivano dall'estero per unirsi all'Is".

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