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Krzysztof Zanussi, l'Europa è necessaria ma la censura no

12 luglio 2015 | 12.21
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Il regista Krzysztof Zanussi - INFOPHOTO
Il regista Krzysztof Zanussi - INFOPHOTO

Le polemiche suscitate in Polonia dal suo ultimo film "Corpo Estraneo", la crisi greca, i rapporti di 'forza' all'interno dell'Ue, le ferite mai sanate nel Vecchio Continente dopo i conflitti mondiali, il ruolo del cinema nell'Europa unita. E ancora il suo rapporto con la Sicilia. Krzysztof Zanussi, considerato il caposcuola della “terza generazione” di cineasti polacchi, si racconta a tutto campo in un'intervista esclusiva all'AdnKronos, rilasciata in occasione della sua partecipazione da ospite d'onore alla 7ma edizione dell'Ortigia Film Festival, dove ha presentato il suo ultimo film "Foreign Body" ("Corpo estraneo").

Un film, in cui il regista torna ad affrontare il tema della fede religiosa, che in Polonia ha suscitato grandi polemiche facendolo additare, come lui stesso ci racconta "un nemico della patria". Il film è il risultato di una coproduzione internazionale che vede l’Italiana Revolver di Paolo Maria Spina tra i partner produttivi. "Con mia grande sopresa è stato accolto con grande inimicizia, attaccato soprattuto nei circoli femministi ma anche altrove ed è stato censurato anche in uno dei più prestigiosi festival russi dove inizialmente doveva andare, perché lo sponsor, un colosso dell'acciaio, ha ritenuto che il film presentasse la Russia in una luce non abbastanza lusinghiera. È qualcosa che ricorda molto quanto accadeva sotto il vecchio regime sovietico. Però questo in un certo senso mi lusinga perché vuol dire che a 76 anni riesco ancora a provocare con un mio film una reazione così violenta, vuol dire che affronta un tema sostanziale. Spero che il film sia accolto meglio qui a Siracusa (dove è stato a lungo applaudito, ndr.), perché qui il pubblico è più equilibrato", dice spiegandoci il perché del suo guardare sempre 'in macchina' durante le interviste video ("è un'abitudine che ho preso ai tempi del regime sovietico, è l'unico modo in cui non possono contraffarle aggiungendo un interlocutore che non c'è").

Quale è, a suo avviso, il ruolo del cinema nell'Europa unita? "Il cinema nell'ultimo decennio in Europa è abbastanza decadente, frivolo, si occupa di cose marginali e non ha grande coraggio, non tocca i problemi profondi. Ed il pubblico con lo stesso atteggiamento si diverte con il cinema americano. Perché in Europa si produce cinema europeo ma si guarda cinema americano. Che sia il cinema americano ad unire l'Europa è una cosa tristissima perché noi eravamo molto più originali vent'anni fa con la nostra produzione culturale. Per fortuna abbiamo ancora parecchi grandi maestri vivi che di tanto in tanto aggiungono qualcosa alla cultura europea. Ma la media è abbastanza sconfortante", sottolinea.

Alla luce di quello che sta accadendo in Grecia e in altri paesi d’Europa, il vecchio continente dovrebbe riflettere su un altro tipo di Unione? "Io credo che l'unione dell'Europa sia una cosa buona, necessaria ed inevitabile. Per quanto si vede da lontano, dalla prospettiva di altri paesi, dalla Cina, dalla Corea, dal Giappone l'Europa è ancora piccola per avere il suo peso. Quello che fanno certi governi è un infantilismo perchè non abbiamo alcuna scelta. Siamo costretti a stare insieme. Siamo costretti ad accettare questa gara mondiale perché tutte le civiltà e tutte le culture sono in gara e noi facciamo di tutto per essere perdenti. Ed è questo veramente che mi preoccupa", aggiunge.

Secondo lei c'è un'influenza su questo atteggiamento delle ferite mai sanate dall'epoca della Seconda Guerra Mondiale? "Beh, sicuramente, la Seconda Guerra Mondiale come la Prima sono stati due grandi catastrofi per la civiltà europea. Queste ferite rimangono per sempre. È lì probabilmente che noi europei abbiamo perduto fiducia in noi stessi. Abbiamo pensato che stavamo creando un mondo migliore e anche perfetto e invece con gli eccidi della prima e della seconda guerra mondiale abbiamo scoperto che non siamo potenti e che la cultura non protegge e non ci ha difeso dalla barbarie che abbiamo dimostrato".

Lei concorda con chi mal sopporta la supremazia che alcuni paesi europei, come la Germania, hanno nei confronti di altri paesi più deboli? "Per me non c'è supremazia, ci sono economie meglio organizzate. Possiamo parlare dei tedeschi, che sono più potenti, o dei finlandesi, che hanno dimostrato grande abilità di sopravvivenza in condizioni molto difficili e dure. Eppure i finlandesi non sono privilegiati, non hanno materie prime, ma sono tra i più organizzati e tra quelli che hanno più successo economico. In Europa abbiamo un fenomeno di una certa solidarietà tra i Paesi ricchi e poveri ma c'è anche un limite nella generosità. Ed è chiaro che se i ricchi devono pagare i debiti dei poveri il rapporto diventa un po' complicato".

Prima di chiudere l'intervista, il regista racconta di avere due ricordi importanti legati alla Sicilia e proprio al siracusano: "Qui a Siracusa ho preparato e diretto tanti anni fa una Medea per il Teatro Greco e fu una bellissima esperienza. E anche in un mio film di qualche anno fa una parte fu girata in un vecchio bunker della Seconda Guerra Mondiale qui vicino. Per questo sono felice di tornare qui", conclude.

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