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Kundera, il nostro è "Un Occidente prigioniero", il suo inedito j'accuse all'Europa pubblicato ora da Adelphi

11 maggio 2022 | 14.03
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Presentato oggi a Milano l'intervento pubblico dell'autore ceco contro l'immobilismo europeo

L'inedito di Milan Kundera, pubblicato da Adelphi.
L'inedito di Milan Kundera, pubblicato da Adelphi.

(di Rossella Guadagnini) Che cosa sia l'Europa e dove arrivino i suoi veri confini ce lo chiediamo ancora oggi, a distanza di tanti anni dagli avvenimenti che portano a compimento la formazione dell'Ue. Quali possano essere gli Stati che ne fanno parte e quali no è, del resto, una domanda che assilla non solo governanti e popoli, ma anche scrittori e intellettuali.

Nel 1983, ad esempio, un intervento di Milan Kundera è destinato a "rimodellare la mappa mentale dell'Europa" prima della caduta del Muro di Berlino dell'89 . Con veemenza l'autore ceco accusa l'Occidente di avere assistito inerte alla sparizione del suo estremo lembo, essenziale crogiolo culturale. Si riferisce a Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia, che all'Europa appartengono e che, fra il 1956 e il 1970, hanno dato vita a grandiose rivolte, sorrette dal "connubio tra cultura e vita, creazione e popolo". Per l'Ovest tuttavia i tre paesi non sono altro che parte del cosiddetto 'blocco sovietico'.

Kundera espresse allora una "visione centroeuropea del mondo" che appare, oggi, ancor più preziosa e illuminante alla luce del conflitto russo-ucraino. La propone Adelphi, che ha in catalogo tutti i suoi titoli (dal 1985) e li ha resi disponibili -per la prima volta- anche in ebook. Sarà presentato stasera l'inedito del celebre autore, "Un Occidente prigioniero", apparso l'anno scorso in Francia. L'appuntamento è per le 18,30 alla Feltrinelli Libri di Piazza Piemonte, con Fausto Malcovati e il traduttore del volume, Giorgio Pinotti.

Nato a Brno (nella Repubblica Ceca) nel 1929, Kundera solo in Italia vende 3 milioni di copie ed è stato tra i favoriti al Nobel per la Letteratura: ha iniziato come poeta ("L’uomo è un grande giardino", '53; "Monologhi", '57), ottenendo poi la fama con le novelle "Amori ridicoli" ('63, '64). Come drammaturgo esordisce nel '62 con "I proprietari delle chiavi", ambientato durante l’occupazione fascista. Il primo romanzo, "Lo scherzo" ('67), è una satira della realtà cecoslovacca negli anni del 'culto della personalità'. A causa delle sue posizioni politiche, i successivi libri di Kundera -"La vita è altrove" (1973), "Il valzer degli addii" (1975), "Il libro del riso e dell’oblio" (1978)- sono stati vietati in patria e pubblicati solo all’estero.

Storia, autobiografia e intrecci sentimentali si fondono ne "L’insostenibile leggerezza dell’essere (1984), che lo fece conoscere a un ancor più vasto pubblico. Del 1987 il saggio "L’arte del romanzo" e "L’immortalità". Negli anni '90, trasferitosi a Parigi, inizia a scrivere in francese: a questa fase appartengono "La lentezza" ('95), "L’identità" ('97), L’ignoranza (2001) e i saggi "I testamenti traditi" ('92) e "Il sipario" (Le rideau, '05).

Nel 2009 per Adelphi è uscito "Un incontro, sulla fisionomia del romanziere e la sua occulta, vitale, dolorosa fisiologia"; del '13 "La festa dell'insignificanza", sintesi della sua intera opera. Una strana sintesi con uno curioso epilogo, percorsa da un insolito riso, ispirato dalla nostra epoca, 'comica' perché ha perduto il senso dell'umorismo.

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