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La Bce tiene i tassi fermi ma taglia acquisti Pepp da marzo 2022

16 dicembre 2021 | 16.18
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La Bce tiene i tassi fermi ma taglia acquisti Pepp da marzo 2022

Nel giorno in cui la Bank of England - prima fra le grandi banche centrali - annuncia il rialzo di 15 punti del suo tasso di riferimento (che risale così allo 0,25%) la Banca Centrale Europea conferma la volontà di mantenere fermi i suoi tassi (e un rialzo nel 2022 - ha spiegato la presidente Christine Lagarde - "resta molto improbabile") ma va avanti con la 'cancellazione' del programma di acquisti pandemici Pepp con interventi che saranno ridotti nel primo trimestre 2022 per cessare poi del tutto alla fine di marzo 2022. Parallelamente l'Eurotower potenzia il programma di acquisti 'normali' (App) portandolo a 40 miliardi al mese nel secondo trimestre 2022, con un progressivo calo a 30 miliardi di euro nel terzo trimestre e a 20 miliardi di euro da ottobre in poi "per tutto il tempo necessario a rafforzare l'impatto accomodante dei suoi tassi ufficiali". Acquisti che - si ricorda - "termineranno poco prima" del rialzo dei tassi di interesse.

Ma il Pepp non 'muore' del tutto, visto che il Consiglio direttivo ha scelto di estendere "almeno a fine 2024" l'orizzonte temporale per il reinvestimento dei titoli in scadenza mentre per gli acquisti App i titoli in scadenza saranno reinvestiti integralmente "per un lungo periodo di tempo oltre la data di inizio dell'aumento dei tassi e, in ogni caso, fino a quando necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario".

La Bce insomma si tiene le mani libere (in caso di necessità, si spiega, il Pepp potrebbe essere riattivato) anche perché "la pandemia ha dimostrato che, in condizioni di stress, la flessibilità nella progettazione e nella conduzione degli acquisti" ha favorito la trasmissione della politica monetaria "e ha reso più efficaci gli sforzi per raggiungere" gli obiettivi fissati dal Consiglio direttivo. Una flessibilità che - a parità di condizioni "rimarrà un elemento della politica monetaria" e che potrebbe portare a includere nelle scelte di reinvestimento dei titoli del Pepp anche titoli di Stato della Grecia, per evitare ripercussioni negative mentre l'economia greca "si sta ancora riprendendo dalle ricadute del pandemia".

Spiegando alla stampa le ultime decisioni del 2021, la Lagarde ha sottolineato che "continua la ripresa dell'Eurozona, e dopo una crescita più lenta nel quarto trimestre ci aspettiamo un forte rimbalzo il prossimo anno". Uno scenario che si riflette nelle nuove stime macroeconomiche della Bce che prevedono un Pil dell'Eurozona al +5,1% nel 2021 e al 4,2% il prossimo anno. Per il 2023 la crescita è prevista al 2,9% e all'1,6% nel 2024: stime che vedono - rispetto a quelle di settembre - un taglio per la crescita attesa il prossimo anno e un aumento per il 2023.

Ma a crescere è anche l'inflazione che per via dell'aumento "significativo" dei prezzi energetici e delle carenze - di materiali e manodopera - registrate in diversi settori "resterà elevata nel breve termine ma si attenuerà" nel corso del 2022. Complessivamente la Bce ritiene che l'inflazione "resterà sotto il 2% nel suo orizzonte di proiezione", come confermano i nuovi dati che vedono per il 2021 una crescita dei prezzi al 2,6% per poi toccare un picco nel 2022 al 3,6%, dato seguito da un calo nel biennio successivo con una inflazione all'1,8%. Escludendo i prezzi di cibo ed energia, l'inflazione è stimata all'1,4% quest'anno, all'1,9% nel 2022, per poi scendere all'1,7% nel 2023 e all'1,8% l'anno seguente.

Insomma la Bce prosegue (ma non all'unanimità, visto che "alcuni membri non sono stati d'accordo" con le decisioni adottate su alcune misure) senza grossi scossoni per un sentiero già delineato anche se in uno scenario di "forti incertezze": di sicuro, ha riconosciuto la Lagarde, dopo lo choc iniziale i paesi dell'Eurozona hanno dovuto imparare a convivere con la pandemia e il risultato è che "le nostre economie sono diventate più forti e più resilienti" alla diffusione di nuove varianti. Come la Omicron che "potrebbe influire sulla domanda, per via delle nuove restrizioni' ma anche sull'offerta".

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