Un progetto che nasce nel segno del bene comune e che guarda, in modo particolare, alle periferie cercando vie di riscatto e riqualificazione. Nasce con queste premesse il Padiglione Italia per la 15esima mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, che si svolgerà dal 28 maggio al 27 novembre all'Arsenale. Filo conduttore del Padiglione, presentato oggi al Mibact, è infatti il tema 'Taking Care, progettare per il bene comune/ Designing fo the common good'. Un motivo con cui si vuole mettere in luce il ruolo 'sociale' dell'architettura: un antidoto contro la marginalità che caratterizza soprattutto le aree urbane più decentrate e attraversate da sacche di esclusione.
Il padiglione, curato dal team TAMassociati, composto da Massimo Lepore, Raul Pantaleo e Simone Sfriso, costerà in tutto 800mila euro lordi, di cui 400mila arrivano dal Mibact e gli altri 400mila vengono raccolti attraverso sponsorizzazioni. Cifra che, assicura il team curatoriale, è stata quasi del tutto raggiunta.
"Abbiamo scelto questo progetto - ha spiegato il ministro dei Beni culturali e del turismo, Dario Franceschini - perché è quello più vicino al tema generale della Biennale ma anche al lavoro che stiamo conducendo al ministero". Un lavoro, ha ricordato il titolare di via del Collegio Romano, che è sfociato anche nella "creazione di una nuova Direzione Generale che non si occupa soltanto di arte contemporanea ma anche di periferie urbane".
A questo proposito, Franceschini ha ricordato che "il Novecento è stato per l'Italia il secolo della battaglia fatta e vinta per la tutela dei nostri centri storici. Abbiamo trascurato il tema delle periferie urbane dove vivono milioni di persone. Questo sia il secolo in cui il nostro Paese vinca la sfida delle periferie urbane. Aree nelle quali è possibile innestare esempi di architettura contemporanea".
Con l'obiettivo di promuovere sempre di più l'inclusione, il Padiglione Italia ha avviato un grande lavoro "per trovare soluzioni efficaci ed innovative soprattutto in contesti difficili", ha sottolineato l'architetto Massimo Lepore. Soluzioni cercate coinvolgendo, ha aggiunto, "associazioni, intellettuali ed economisti che testimoniassero, dal loro punto di vista, il potenziale di cambiamento in cui l'architettura può agire".
Nel dettaglio, ha spiegato Lepore, "sono stati selezionati 20 progetti realizzati da studi" e abbiamo cercato "di attivare un laboratorio di sperimentazione: abbiamo raccolto, attorno ad un progetto da realizzare fuori dalla Biennale, 5 studi di architettura che realizzeranno 5 progetti assieme a 5 associazioni in contesti difficili. Il progetto prevede la costruzione di cinque dispositivi mobili, cinque container avanzati, che possono essere collocati in tutto il territorio nazionale. Progetti che, alla fine dell'esposizione, verranno affidate alle cinque associazioni perché li gestiscano all'interno dei loro programmi di attività sul territorio", ha specificato Lepore.
Un modo per mostrare come l'architettura sia in grado di coinvolgere ed includere, costruendo i presupposti per una nuova committenza. E soprattutto "un richiamo forte ad una architettura attiva capace di sollecitare le potenzialità della politica".
Per il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, "questa Biennale vuole dirci che l'architettura è partecipe di una grande finalità: dare forma allo spazio comune". Il tema generale della mostra d'architettura di quest'anno, diretta da Alejandro Aravena, è 'Reporting from the front'. La mostra includerà 88 partecipanti provenienti da 37 paesi e sarà affiancata da 62 partecipazioni nazionali e da un numero di eventi collaterali.
