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Energia: Sofia, Ue chiarisca le sue scelte per rifornimento gas

13 gennaio 2015 | 15.08
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In un' intervista all'Adnkronos il vice premier sottolinea il rischio di costi aggiuntivi per i clienti europei a causa di possibili nuovi intermediari e invita la Commissione Ue a definire in modo chiaro i suoi interessi

Energia: Sofia, Ue chiarisca le sue scelte per rifornimento gas

La Bulgaria sollecita la Commissione europea a chiarire una volta per tutte quali sono i suoi interessi sul percorso del gas russo diretto ai clienti europei. In una intervista all'Adnkronos, il vice premier Ivailo Kalfin spiega che Bruxelles deve spiegare quale opzione è più conveniente per gli europei, il percorso diretto che avrebbe garantito il gasdotto South Stream, il transito attraverso l'Ucraina oppure la Turchia. E in questo ultimo caso -il più probabile considerato che, anche se non è stato ancora denunciato l'accordo intergovernativo con la Bulgaria o con gli altri paesi con cui Mosca aveva definito una intesa per lo sviluppo dell'infrastruttura, il progetto appare "politicamente esaurito" - Bruxelles deve assicurare che non si creino altri intermediari, ovvero ulteriori costi per i clienti europei dovuti all'aggiunta di un altro attore nel trasporto del gas, regole chiare e trasparenti, le stesse regole richieste alla Bulgaria.

Dal 2009 a ora la Commissione ha peccato di "negligenza", denuncia Kalfin. Non solo nei confronti della Bulgaria, ma di tutti i paesi europei consumatori del gas russo. E lo ha fatto proprio per non aver chiarito i suoi interessi, quale fosse il percorso prescelto per il gas acquistato dalla Russia.

"Di South Stream si discute da anni ma il progetto (il cui costo è valutato in 40 miliardi di dollari, ndr) ha iniziato a essere realizzabile solo dopo che i prezzi di petrolio e gas hanno superato una certa soglia. In questo momento, né i prezzi del gas né la situazione finanziaria della Russia ne consentono l'avvio", sottolinea l'esponente del partito di centro sinistra bulgaro ABV precisando tuttavia che l'annuncio della sospensione da parte di Vladimir Putin ad Ankara il primo dicembre scorso non è solo riconducibile alla crisi economica della Russia ma anche alla scelta, politica, di un altro percorso, quello attraverso la Turchia.

La scelta (avvenuta da tempo) di Mosca di ridefinire il progetto in termini puramente politici ha inciso "in modo negativo" sul suo sviluppo, ma lo stesso hanno fatto anche Bruxelles, che ha di fatto legato South Stream agli eventi in Ucraina, e Sofia, dove i due precedenti governi e i due precedenti governi facente funzione non hanno fatto abbastanza per sostenere il progetto", afferma Kalfin, citando i quattro diversi esecutivi che dal 2009 si sono succeduti a Sofia, incluso quindi il primo governo Borisov di cui il partito di Kalfin non faceva parte.

Un governo che ha gestito South Stream "in modo passivo" dopo l'introduzione del Terzo pacchetto per l'energia Ue con le nuove regole che imponevano una ridefinizione dell'accordo fra Sofia e Mosca. "Il risultato -prosegue Kalfin- è che una delle principali infrastrutture dell'energia che avrebbe dovuto garantire maggiore sicurezza ai rifornimenti del gas russo ai mercati europei è entrata nel regno della retorica politica".

La Bulgaria però "non può essere ritenuta responsabile (dello stop del progetto, ndr) perché è solo uno dei sei paesi dell'Ue che avrebbero dovuto rinegoziare i loro accordi con la Russia (oltre a Bulgaria, hanno firmato accordi intergovernativi con Mosca Ungheria, Grecia, Slovenia, Croazia Austria, e la Serbia ndr). Fra l'altro la Russia non ha mai chiesto formalmente una deroga ai regolamenti Ue, primo passo necessario per sbloccare il processo" di sviluppo, sottolinea Kalfin. "L'attuale governo bulgaro non può aver svolto alcun ruolo nella decisione di Mosca, non ha avuto neanche il tempo di riavviare i negoziati con Gazprom (il nuovo governo di Boyko Borisov si è insediato all'inizio dello scorso novembre, ndr)".

Sofia importa dalla Russia 2,6 miliardi di metri cubi di gas l'anno, che passano interamente dall'Ucraina. La Bulgaria, che si candida come hub del gas europeo, una proposta che ha appena ricevuto una prima risposta positiva dalla Commissione, deve rivedere le sue priorità e le sue strategie. "Noi non acquistiamo solo il gas russo, ma lo trasferiamo anche verso sud. Nel caso in cui il flusso passi attraverso la Turchia, la Bulgaria rischia di perdere sia le forniture che il trasferimento di gas", spiega il vice premier.

"Se non ci saranno forniture dirette, la Bulgaria non dovrebbe aver interesse a ricevere il gas da un altro intermediario ancora e, se questa sarà la decisione, dovrà considerare fonti alternative. Un'altra opzione è quella di far rinascere Nabucco Ovest (una variante del progetto Nabucco ndr), che porterebbe il gas all'Europa centrale. Ma la Turchia dovrebbe accettare le regole Ue e trasferire il gas su base equa, senza operare come un altro intermediario. Queste opzioni devono essere approfondite".

Sofia ha sollevato la questione dello stop di South Stream con l'Unione europea. "C'è la possibilità teorica che la decisione sia riconsiderata, dato che la Russia non ha ancora avviato le procedure per denunciare l'accordo intergovernativo", afferma l'esponente del governo bulgaro precisando tuttavia che politicamente la situazione è stata definita, Mosca ha cancellato il progetto.

Ora "la Commissione europea deve essere molto chiara nel definire le opzioni che sono negli interessi dell'Ue - ricevere il gas direttamente, attraverso l'Ucraina o attraverso la Turchia. La scelta deve essere motivata in modo chiara e non accetterei una presa di distanza dalla Commissione dopo che ha svolto un ruolo attivo nell'appoggiare il progetto". Ma nel caso sarà scelta la Turchia (come nodo per il flusso del gas russo diretto all'Europa, ndr), sarà necessario dimostrare che l'Ue riceverà il gas con regole molto chiare e trasparenti, senza intermediazione e in pieno accordo con i regolamenti Ue".

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