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La Capria, Simona Izzo: ''E' stato mio consuocero e maestro di storytelling''

27 giugno 2022 | 15.51
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L'attrice e doppiatrice all'Adnkronos: ''Era un poeta con il genio della semplicità''

La Capria, Simona Izzo: ''E' stato mio consuocero e maestro di storytelling''

"Abbiamo sperato fino all'ultimo che ce la facesse, la nostra è stata una storia d'amore lunga 25 anni, Raffaele oltre ad essere stato il mio consuocero è stato il mio maestro di vita e di storytelling''. Così Simona Izzo all'Adnkronos ricorda il suo ex consuocero, lo scrittore Raffaele La Capria, morto oggi a 99 anni. a Izzo che con il marito Ricky Tognazzi sta rientrando ''di corsa'', spiega, ''da Salina dove eravamo per il Premio Troisi e dove stavamo commemorando anche Massimo, per partecipare al funerale di Raffaele'', racconta: "Mio figlio (Francesco Venditti, ndr) è stato sposato per dieci anni con Alexandra (la figlia di La Capria, ndr) e con lei ha avuto due figli che si chiamano Alice e Tomaso, per cui per me La Capria era anche il mio consuocero come lo era per Ricky. Quando i nostri figli si sono spostati - prosegue - tra noi si è creata subito una familiarità. Alexandra per me è come se fosse una figlia. Insieme abbiamo cercato di fare anche due film, il primo tratto da 'Ferito a morte' e l'altro tratto da una sua storia che si intitola 'Racconto Berlinese', tratto da 'Fiori giapponesi', uno dei suoi primi racconti, ma purtroppo il progetto non è andato a buon fine. La Capria era un poeta con il genio della semplicità. Mi citava sempre Parise e diceva: 'Parise è semplice, Parise lo capisci, Parise arriva sempre alla gente'''.

Tra i tanti aneddoti che ricorda la Izzo, uno in particolare, riferito alla nipote Alice: "Quando entrammo in clinica Alexandra le stava dando il latte e lui disse in dialetto napoletano : ''A Simo’, questa è proprio una prima colazione'', dice scoppiando in una risata. Raffaele era anche un grande tuffatore - rivela l'attrice - 'Ferito a morte', che vinse il premio Strega, racconta di un tuffo da Palazzo Donn’Anna, uno dei palazzi più belli di Napoli dove viveva lui e dove, mi raccontava sempre Raffalele, lui si tuffava dalla finestra. Abbiamo sperato fino all’ultimo che ce la facesse - conclude - Circa otto mesi fu operato al femore al Gemelli e il primario che lo operò mi raccontò che non appena si è svegliò in terapia intensiva disse: 'Ma ci sarebbe na' tazzuliella di caffè?. Le sue frasi mi rimarranno per sempre nella mente''.

(di Alisa Toaff)

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