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La carne di Frankestein, quando anche il microbiota inorridisce

01 marzo 2023 | 15.08
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Da una parte c’è il cibo ‘processato’ e ‘ultraprocessato’ di origine vegetale, ormai da tempo sui mercati sotto forma di burger a base di legumi, bevande a base di soia e cereali, preparati a base di glutine. E poi c’è il cosiddetto cibo ‘sintetico’, cosa totalmente diversa, fabbricato artificialmente con tecnologie di laboratorio, clonando cellule staminali originariamente derivate da animali e successivamente riprodotte in provetta.

E di sintetico, sui mercati americani dove dallo scorso novembre ne è stata autorizzata la vendita, si può, per esempio, trovare il salmone creato da estratti di alghe e proteine vegetali e poi stampato in 3D, ma anche il miele, le uova, il latte, la carne non a caso ribattezzata “carne di Frankestein”. E così, dopo il grillo e la locusta (che almeno, però, sono “come natura crea”), anche in Europa potremo trovare, nei mercati alimentari, i fake food ossia i cibi falsi prodotti in laboratorio e nati, nelle originarie intenzioni di chi li ha ideati e generati, per compensare una possibile carenza alimentare che potrebbe, a sua volta, derivare dall’estinzione di specie animali acquatiche e terricole.

Per quanto rilevanti, tuttavia, non sono soltanto quelli menzionati gli aspetti più salienti di questa nuova proposta alimentare che, nelle ultime settimane, prova ad affacciarsi non senza resistenze sui mercati europei. E’ noto da tempo al mondo scientifico il ruolo strategico giocato dalla dieta nel ‘modellare’ la flora batterica intestinale la quale, per effetto di variazioni dietetiche, già dopo 24 ore sembra cambiare significativamente i propri connotati. Ed è altrettanto noto il ruolo importantissimo del microbiota nel modulare il rischio di tante malattie croniche, tra cui le malattie infiammatorie intestinali, l'obesità, il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari, il cancro. Non è difficile, a questo punto, immaginare come il consumo di cibi inediti per una popolazione microbica umana consolidata da un’evoluzione millenaria, possa produrre insoliti cambiamenti nei generi batterici che abitualmente l’uomo ospita. E non è azzardato supporre che la nuova identità del microbiota possa influire sulle funzioni immunitarie e metaboliche dell’uomo-ospite, con importanti implicazioni per la sua salute.

Se ne parla nel prossimo numero di “Fermenti, il segreto della vita”, il format quindicinale curato e prodotto dall’immunologo Mauro Minelli in collaborazione con ADN Kronos, dedicato alle sorprendenti interazioni tra l’organismo umano ed il microbiota intestinale. L’appuntamento è per venerdì 3 marzo, alle ore 15

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