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La Cina con la Russia contro l'allargamento della Nato. "Sono sulla difensiva"

05 febbraio 2022 | 12.20
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Il sinologo Francesco Sisci: "Sono due debolezze che si sommano, dubbi su un nuovo blocco"

(dal sito del Cremlino)
(dal sito del Cremlino)

Una "situazione molto complessa", una realtà "molto delicata" e "pericolosa", una "preoccupazione comune rispetto all'allargamento della Nato", ma anche "timori" sia russi verso la Cina che cinesi verso la Russia. "Dubbi" su un reale "blocco sino-russo" e la percezione di "azioni difensive" da parte di Mosca e Pechino, più che una "esibizione di forza", perché "entrambe non hanno interesse a spingere questa alleanza molto oltre". Il sinologo Francesco Sisci ragiona con l'Adnkronos all'indomani del faccia a faccia tra Xi Jinping e Vladimir Putin a Pechino, in occasione dell'apertura dei Giochi olimpici invernali di Pechino, nel mezzo della crisi ucraina e della questione nordcoreana.

"Al di là del documento - dice in riferimento alla lunga dichiarazione congiunta di Cina e Russia, suddivisa in un preambolo e quattro capitoli che spaziano dall'Artico al Pacifico, dall'Europa agli Stati Uniti - c'è una preoccupazione comune rispetto dell'allargamento della Nato" che "domani potrebbe allargarsi anche in Asia e quindi cambiare di natura". "Ci sono in America alleanze simili alla Nato con alcuni Paesi asiatici", osserva con un riferimento al Giappone, ma anche alla Corea del Sud. E tra Russia e Cina, rileva, "c'è un'intensificazione dei rapporti economico-commerciali", che "sembra presagire a un blocco sino-russo". Ma Sisci resta perplesso.

'il 'nodo' Siberia e il rischio dell'aiuto cinese per Putin'

"Dubbi" perché innanzitutto, dice, "la Russia teme da sempre che una Cina forte si riappropri o si appropri in parte o in tutto della Siberia", dove oggi il gigante asiatico "ha una prevalenza demografica ed economica e quindi una forza di attrazione enorme". E, prosegue, "gli stessi timori ci sono anche in Cina perché le maggiori minacce al Paese sono venute proprio dal nord, dalla Siberia". E quindi è una "realtà molto delicata".

Secondo Sisci, l'incontro tra Putin e Xi potrebbe essere seguito da qualcosa di "dimostrativo", ma non di più perché "se il rapporto si approfondisse ulteriormente sarebbe come se la Russia passasse sotto il controllo cinese". "Putin - prosegue - vuole reimporre il suo spazio di influenza, il suo spazio di potere in Europa" e se lo facesse con l'aiuto cinese "per guadagnare due perderebbe dieci". E' improbabile, ma comunque possibile e sarebbe allora "un altro gioco".

'sono due debolezze che si sommano'

Ieri Gazprom e Cnpc, i potenti gruppi dell'energia, hanno siglato un accordo per altre forniture di gas (10 miliardi di metri cubi all'anno dai giacimenti dell'Estremo oriente russo). Ma, osserva Sisci, "se la Russia vende il gas solo alla Cina e non all'Europa si consegna" al gigante asiatico. E "dall'altra parte mentre può esserci un interesse oggettivo della Cina a vedere l'America in qualche modo impantanata nel teatro europeo, che sia quello dell'Ucraina o più ampiamente dell'est europeo, ci sono problemi crescenti in Asia estremamente delicati".

Il sinologo fa riferimento alla Corea del Nord alla recente serie di test missilistici, "sette esperimenti nell'arco di pochi mesi", e alle minacce per il futuro, "il lancio di un missile balistico che potrebbe raggiungere in teoria il territorio americano". Proprio in queste ore il rappresentante cinese all'Onu, Zhang Jun, ha fatto sapere come per Pechino gli Stati Uniti "dovrebbero presentarsi con approcci più pratici e flessibili" per ridurre le tensioni ed evitare un ritorno a un "circolo vizioso" di confronto, condanna e sanzioni.

Al di là della dichiarazione congiunta di Cina e Russia, secondo Sisci tutti questi elementi parlano di "due preoccupazioni, due debolezze che si sommano" e non sono "punti di vera forza". "Non vedo esibizione di forza né da parte russa né cinese, vedo azioni difensive perché - conclude - entrambi non hanno interesse a spingere questa alleanza molto oltre".

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