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La crisi non raggiunge allevatori lumache, in crescita consumi e mercato

05 febbraio 2014 | 09.41
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La crisi non raggiunge allevatori lumache, in crescita consumi e mercato

Roma, 5 feb. (Labitalia) - Un mercato in continua espansione, che non risente della crisi, e che offre opportunità di investimenti abbastanza redditizi. L'elicicoltura, l'allevamento delle lumache di terra, diffuso nel nostro Paese da ormai 35 anni, non arresta la sua tendenza positiva anche grazie alle creme antirughe a base di bava di lumaca. "Allevare questi molluschi rende - dice a Labitalia Giovanni Avagnina, presidente dell'Associazione nazionale Elicicoltori e direttore dell'Istituto internazionale di elicicoltura - godono, infatti, di ottima salute le 12mila aziende dedite all'allevamento, con 120 milioni di fatturato, 396 mila di quintali di prodotti e 8.000 ettari coltivati".

"L'andamento positivo - fa notare - deriva anche dal fatto che per gli italiani si tratta di un prodotto gastronomico nuovo, da gustare e soprattutto senza grassi; perfettamente in linea dunque con i nuovi dettami dietetici e, soprattutto, estetici grazie alla bava che costituisce l'ingrediente principale di creme antirughe".

"Negli ultimi 3-4 anni - ricorda il presidente Giovanni Avagnina- è cresciuto lo studio delle lumache per l'utilizzo della bava nel campo bio-medico e farmacologico come ottimo antirughe. Molti allevatori distillano quindi la bava per poi rivenderla alle case farmaceutiche. La filosofia dell'allevamento delle lumache poi - continua - sono la lentezza e la biologia pura. Negli allevamenti, infatti, non si usano alimenti chimici ma solo le deiezioni degli animali stessi che contribuiscono a rendere il prodotto puro e sano e, quindi, preferibile ad altri".

"Il mercato - sottolinea Avagnina - non ha risentito della crisi, non ha avuto decrementi, ma, anzi, è cresciuto così come il numero degli allevamenti. E potrebbe crescere ancora perchè nel nostro Paese ci sono gli spazi necessari e anche il mercato, visto che per soddisfare le richieste importiamo una grande quantità di lumache da altri Paesi".

Un settore, quello dell'elicicoltura, 'giovane' e anche per questo con ampi margini di crescita. "Gli allevamenti di lumache in Italia -ricorda Avagnina- sono nati appena 35 anni fa. Prima le chiocciole si raccoglievano nei campi, poi sono arrivate le norme comunitarie che hanno vietato la raccolta libera e quindi le prime aziende". Una svolta che, spiega Avagnina, ha portato anche una garanzia di qualità del prodotto. "Oggi le lumache che vengono immesse sul mercato -sottolinea- hanno una etichettatura come le vongole e come gli altri molluschi. Così si dà un'indicazione ai consumatori del luogo in cui viene prodota la lumaca e si dà la certezza che non provenga da Paesi extra Ue dove non esistono controlli".

"Gli allevamenti -racconta- nascono un po' ovunque nel Paese. La regione che ne ha di più sul suo territorio è la Sicilia seguita dalla Toscana e dal Piemonte". Imprese che non necessitano di un costo elevato per essere avviate. "Per aprire un allevamento di una dimensione di un ettaro -spiega Avagnina- che può portare a una produzione annua con un fatturato di 55.000 euro, serve un investimento iniziale di 20-22.000 euro".

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